Monumenti: non solo belli! Opinioni

Archeologia Viva n. 61 – gennaio/febbraio 1997
p. 83

di Baldassarre Conticello

Una storia vecchia più che mai attuale: trasformare il valore e la fama del nostro patrimonio in motore per l’economia soprattutto nel Meridione grande forziere di tesori dimenticati

Finanziare scavi, restauri e manutenzioni, con relative valorizzazione, musealizzazione e offerta al pubblico, può dare risultati incisivi in tempi rapidi, perché, da quando si dispone di “cassa” a quando s’inizia a operare, i tempi tecnici possono essere, al massimo, d’un paio di mesi, ove si disponga, naturalmente, di progetti operativi (a Pompei, dove sono stato soprintendente, ne ho lasciati…) e di dirigenti managerialmente qualificati (si contano, purtroppo, sulle dita d’una sola mano nel settore archeologico).

Le attività connesse con la gestione dei beni culturali hanno un forte impatto occupazionale, in quanto richiedono somme minime per attrezzature e impiantistica, somme che arrivano al 90 per cento per la mano d’opera da impiegare, specializzata, qualificata e comune. Poiché una parte cospicua dei beni culturali è ubicata nel Mezzogiorno, viene logico pensare all’importanza nell’area di questo tipo di investimento. Inoltre bisogna considerare che, come tutte le attività che producono beni immateriali, o che operano su beni di tal fatta, il rapporto costo-beneficio non si fonda, nel nostro settore, sulla produzione di cose con un valore diretto di mercato, ma sulla produzione d’indotto – nel nostro caso turismo e suoi derivati – cui sono connesse attività suscettibili, se organizzate, di grande rilievo occupazionale ed economico: alberghi, ristoranti, negozi vari, tour operator ecc. […]