Navi di Nemi Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 61 – gennaio/febbraio 1997
pp. 70-73

di Marco Bonino

Uno dei massimi esperti di archeologia navale ci propone le immagini ricostruttive delle due navi recuperate dai fondali di Nemi e distrutte da un incendio nel ’44
Una di esse forse tornerà a riflettersi in quelle acque che i romani chiamavano “o specchio di Diana”

In questi ultimi anni le ricerche – effettuate da chi scrive – sulle navi di Nemi hanno fatto passi avanti. Un poco per volta gli aspetti relativi alla tecnica e alle fasi costruttive si sono integrati con quelli di architettura navale e civile. Ora, perciò, sono in grado di proporre alcune ipotesi di ricostruzione che fanno parte di un rapporto più completo presentato nello scorso agosto al VI Simposio internazionale sulle costruzioni navali dell’antichità, tenutosi a Lamìa, in Grecia, per l’organizzazione dell’infaticabile Harry Tzalas, dell’Istituto ellenico per la conservazione delle tradizioni navali, lo stesso che ha curato la ricostruzione della “Kirinia” (un mercantile naufragato nelle acque di Cipro 2300 anni fa) e della trireme “Olympia”. Nella mostra che ha accompagnato il simposio ho mostrato i disegni qui riprodotti, che avevo parzialmente anticipato lo scorso anno a Nemi, durante la presentazione del progetto dell’Associazione “Dianae Lacus” di ricostruire una delle due navi (AV n. 58).
Trattandosi dei relitti meglio conservati dell’antichità e disponendo di una documentazione di prim’ordine con il volume di Guido Ucelli Le navi di Nemi (1950), le premesse apparivano già a prima vista positive, ma alcuni particolari dovevano essere rivisti, come quando si cura l’edizione critica di un testo, ancorché famoso. […]