Nuraghe Mannu: l’operazione va… Volontariato in Sardegna

Archeologia Viva n. 61 – gennaio/febbraio 1997
pp. 38-43

di Maria Ausilia Fadda e Piero Pruneti

Si è conclusa la terza campagna di scavo nel villaggio nuragico che sovrasta l’attuale centro di cala Gonone
Dalle indagini sta emergendo l’immagine di una comunità pacifica dedita alle attività che per secoli ne assicurarono la sopravvivenza in un territorio fra i più aspri della Sardegna

L’”Operazione Nuraghe Mannu” si sta consolidando. Quella che sembrava una scommessa ardita (la collaborazione fra un ente per la promozione turistica, una soprintendenza, una realtà comunale…) si rivela una carta vincente per la salvaguardia di un bene culturale inteso non solo come testimonianza del passato, ma anche contributo all’economia di una zona. Per il terzo anno consecutivo (tante sono state le campagne realizzate fino a oggi) mi sono recato su quella terrazza calcarea, coperta da una colata vulcanica, sospesa sul golfo di Orosei, dove sorge uno dei più importanti villaggi nuragici della Sardegna. La prima volta, nel ’94, il sito si presentava come un ammasso caotico di pietre e lentisco, neppure facile da raggiungere: visitandolo insieme all’archeologa Maria Ausilia Fadda e all’allora commissario dell’Esit Luigi Crisponi, ricordo che un paio di volte perdemmo la debole traccia sul terreno che portava alla rovine abbandonate. L’estate scorsa, invece, ho potuto assistere allo spettacolo di un centinaio di persone al giorno, che pagavano il biglietto per effettuare la visita guidata agli scavi, e alla costituzione di una piccola azienda agrituristica sul posto che, insieme agli albergatori di Cala Gonone e Dorgali, comincia a trarre frutti dalla valorizzazione di quest’area archeologica. […]