Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 61 – gennaio/febbraio 1997

di Piero Pruneti

Gerusalemme. C’è luogo al mondo più carico di simboli, più grondante di storia? Di una storia che, davvero, viva senza soluzione di continuità con il passato? La stessa Roma, la Roma di oggi, pur così ricca e grandiosa nelle sue vestigia, emotivamente non coinvolge i suoi abitanti più di quelli di Firenze, Palermo o Parigi. Diciamo che si tratta di un normale rapporto di convivenza con tutto quello che di buono o cattivo possiamo trovare nelle città del nostro tempo. Lo stesso cattolicesimo non è fisicamente legato a Roma come succede a Gerusalemme per le tre religioni monoteiste. Qui le strutture materiali, le vie, i monumenti, i nomi, le rovine sono, se così si può dire, “ideologizzati”: sono davvero il passato che vive, spesso – e come, purtroppo, è dato di constatare – con le sue glorie violente, le infinite tragedie, i fantasmi. E allora, c’è un luogo al mondo che più di Gerusalemme può esprimere l’idea e la necessità della tolleranza? Solo questo può essere il messaggio finale di tre religioni presenti sullo stesso “luogo santo”.

L’articolo di Sergio Rinaldi Tufi, che pubblichiamo su questo numero in occasione del celebrato “terzo millennio” di Gerusalemme vuole mettere in evidenza proprio tale ricchezza e molteplicità di culture, ognuna con i suoi buoni diritti (e quindi doveri) che trae dai luoghi storici, dalle stesse ricerche archeologiche. E il titolo che abbiamo dato (Vivere!) spero che sia chiaro: prima di tutto la vita, nel significato più completo del termine, la dignità e il rispetto per ogni cittadino di Gerusalemme.
Abbiamo voluto parlare anche del tunnel (ve ne sono diversi nel sottosuolo della città), quello, per capirsi, dell’odio e dei morti dell’ottobre scorso. Non perché quel budello lungo qualche centinaio di metri rappresenti qualcosa di importante o decisivo per l’archeologia della Palestina, ma per schierarci dalla parte di chi ritiene che nessuna pietra vale la vita di un uomo, che proprio perché Gerusalemme la si vuole “santa” dovrà essere in futuro città aperta e intangibile.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”