Nuovi musei fra Caorle e Grado Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 60 – novembre/dicembre 1996
p. 89

di Laura Francescato

Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno offerto un’anteprima dei materiali per i futuri musei di archeologia subacquea di Grado (Go) e di Caorle (Ve)

“Mareantico” a Caorle
Presso il Centro civico di Caorle è visitabile la mostra “Mareantico”, realizzata dalla scrivente per conto della Soprintendenza archeologica per il Veneto e del Comune, in collaborazione con Stas e Centro progettazione museale di Roma (sponsor: Tratto, Idra ed Esa). Le testimonianze di una frequentazione preromana, romana e medievale dei lidi di Caorle vengono soprattutto dalle aree umide (laguna) e dal mare. Nel 1992, quattro subacquei di Pordenone (S. Crovato, M. Moret, A. Roman e S. Saccon) segnalano alla Soprintendenza la scoperta di un relitto romano al largo di Caorle (denominato Caorle 1), databile al II sec. a.C. Pochi anni dopo, nel novembre 1995, V. Vidotto e R. Bortoluzzo scoprono un secondo relitto, il Caorle 2. Si tratta questa volta di un’imbarcazione militare del XIX secolo; presenta uno scafo rivestito in rame e una struttura rinforzata all’interno: il relitto è probabilmente in relazione con gli avvenimenti bellici del 1848, che videro impegnata la flotta piemontese preunitaria contro le fortificazioni austriache in difesa di Caorle (durante questo episodio fu distrutta anche una cannoniera sarda di 25 m). Infine, nel giugno 1996, A. e S. Gallo recuperano un frammento architettonico rinascimentale a circa 6 miglia dalla costa.

La ricchezza archeologica del territorio e soprattutto le prospettive di ricerca nel tratto di mare tra le foci del Piave e del Tagliamento hanno convinto la Soprintendenza e il Comune di Caorle ad avviare il progetto di un Museo di archeologia subacquea del Veneto orientale; la sede è stata individuata in una struttura di inizio secolo, nell’Azienda agricola Chiggiato, alle porte della città, pregevole esempio di architettura rurale: sulla base del progetto di Giuseppe Berucci, si prevede il restauro della palazzina uffici entro il 1997.

A Grado la “Iulia Felix”
Limitatamente alla scorsa estate, è rimasta aperta a Grado la mostra “Iulia Felix: il carico”, realizzata dall’archeologo subacqueo Dario Gaddi con il patrocinio della Soprintendenza per i Beni culturali del Friuli Venezia Giulia (hanno collaborato l’Associazione Graisani de Palù con E. Lugnan; l’Apt con C. Corbatto, G. Maran e L. Tognon; il Comune con F. Moimas e A. Cavallari). La scoperta del relitto della nave romana chiamata dagli archeologi “Iulia Felix”, a 15 m di profondità, 6 miglia al largo di Grado, risale al 1986. Da allora sono state realizzate sei campagne di scavo, che nell’estate del 1995 hanno consentito di portare a termine il recupero del carico. La parte principale di questo è rappresentata da anfore, a cui si aggiunge una botte lignea riempita di frammenti di vetro. Quattro i tipi di anfore presenti: Africana I A, Tripolitana I, Riley 79 ER 2 (Egeo orientale), Dressel 19. Tale tipo di carico permette di datare il relitto al 170 d.C. circa. Le africane (un terzo del carico) contenevano salsa di pesce (garum), come pure le anfore pseudocoe, tipologicamente rapportabili all’E­geo orientale (un terzo del carico), e le grandi anfore Tripolitana I (quasi un sesto del totale).

Alla dotazione di bordo appartengono altri contenitori per i viveri dell’equipaggio. Sono stati inoltre recuperati due brocche, piatti da mensa, il contrappeso di una bilancia a forma di busto di Minerva, l’asta graduata di una stadera, vari contenitori di bronzo, 26 pedine da gioco in pasta vitrea, un dado in osso, una splendida scatola in legno con gli ami per la pesca e uno scandaglio in piombo. Il carico era protetto da fascine e rami utilizzati come materiale da imballaggio per attutire gli urti durante la navigazione. Una vetrina della mostra esponeva il tripode bronzeo con zampe di leone e la statuetta in bronzo di Poseidone del larario di bordo cui era delegata la funzione di proteggere la nave. Resta da recuperare lo scafo ligneo, previsto quando il Museo nazionale di archeologia subacquea di Grado (in costruzione) disporrà della vasca per il trattamento conservativo della nave. La storia archeologica della “Iulia Felix” è esemplare: grazie alla collaborazione dello Stas e del Centro progettazione museale di Roma, l’archeologa Paola Lopreato ha potuto realizzare lo scavo del carico e, contemporaneamente, avviare un nuovo museo. […]