Mauritania: culture sotto la sabbia Patrimonio da salvare

Archeologia Viva n. 60 – novembre/dicembre 1996
pp. 38-47

di Attilio Gaudio

In Mauritania l’abbandono e il deserto minacciano quelli che furono importanti centri dell’arte e del sapere: città dalle ricche architetture fiorenti di attività commerciali

Dalle solitudini desertiche del Sahara occidentale alle rive del fiume Senegal: siamo nello sconfinato territorio della repubblica islamica di Mauritania. La situazione geografica privilegiata ha conferito ai suoi abitanti un secolare ruolo di intermediari tra il Maghreb e il Mediterraneo, da un lato, e le valli del Senegal e del Niger dall’altro; scambi commerciali e mescolanze etniche hanno fatto di questa regione un crocevia di influenze e contatti tra l’Africa del Nord e il mondo nero.

Queste correnti, questi itinerari carovanieri sono stati all’origine di centri urbani, mercati e tappe delle attività, ma anche poli regionali, economici e culturali. A partire dai tempi dell’espansione berbera del IV e VII sec. d.C. nasce e si sviluppa un primo gruppo di città, centri di commerci e di vita politica; tra queste compaiono Awdaghost, Azougui e, più a sud, la capitale dell’impero del Ghana, la cui identificazione archeologica rimane oggetto di discussioni scientifiche. In quest’epoca, gli autori arabi, informati dai viaggiatori e dai commercianti maghrebini, parlano di Birou, piccola capitale regionale situata lungo uno degli itinerari carovanieri verso la valle del Niger.

Qualche secolo dopo, i navigatori portoghesi vengono a conoscenza, attraverso contatti con le popolazioni della costa, dell’esistenza di città commerciali all’interno del paese; sono loro i primi a parlare di Ouadane, Chinguetti e Tichitt. Un secolo avanti, il grande viaggiatore Ibn Battutah, diretto verso la capitale del Mali, descrive il primo centro urbano ai confini di questo impero: la città di Iwalaten, la cui identificazione con l’antica Birou e con la più recente Oualata, sembra ormai completamente accettata. Così ci viene rivelata l’esistenza di questa città, la cui origine è evocata da diverse tradizioni orali e racconti storici, come le cronache di Oualata e di Tichitt.

Sappiamo perciò che queste città, beneficiando delle attività commerciali attraverso il Sahara, sono state fondate fin dal XII e XIII secolo della nostra èra (VI e VII secolo dall’Egira) e hanno conosciuto per centinaia di anni uno sviluppo notevole. Nonostante i conflitti interni che turbano la Mauritania nel XVII secolo (X e XI secolo dall’Egira), queste città si ingrandiscono, estendono la loro fama oltre i limiti dell’Occidente sahariano, moltiplicano le attività artigianali e gli scambi, e raccolgono all’interno delle loro mura gruppi di eminenti letterati i cui insegnamenti, scritti e biblioteche diventano i centri rinomati di una vera rinascita degli studi islamici in Africa occidentale.

Nonostante il dirottamento di una quota importante del flusso commerciale transahariano a causa dello sviluppo della navigazione circumafricana da parte delle flotte europee, quattro città mauritane continuano a svolgere un ruolo essenziale sia nella vita economica che nel campo dell’insegnamento coranico e degli studi giuridici: Ouadane, Chinguetti, Tichitt e Oualata. Nel XVIII e XIX secolo (XII e XIII dall’Egira) esse controllano l’insieme dei traffici nord-sud e anche est-ovest, in particolare per il commercio delle sbarre di sale, dei prodotti agricoli delle oasi e dei tessuti e altri articoli d’importazione europea.
La loro influenza intellettuale supera ampiamente i limiti dell’occidente africano, e i pellegrini della Mecca non conoscono la lontana Mauritania che attraverso la designazione di “paese di Chinguetti”, i cui letterati e viaggiatori sono noti in tutti i grandi centri del mondo islamico. […]