Un museo per l’isola dei Sardi Dalla Preistoria al Medioevo

Archeologia Viva n. 59 – settembre/ottobre 1996
pp. 58-63

di Vincenzo Santoni

A Cagliari si sta formando un museo archeologico capace di riassumere le culture preistoriche e storiche che hanno interessato la Sardegna e soprattutto… comprensibile al comune visitatore!

L’idea di realizzare un nuovo Museo archeologico nazionale a Cagliari, nella zona monumentale alta che ora è chiamata Cittadella dei musei (ex Arsenale militare), prese avvio alla metà degli anni Cinquanta, quando soprintendente alle antichità era Gennaro Pesce e il professor Giovanni Lilliu svolgeva funzioni di direttore archeologo. L’idea iniziale si risolse a vantaggio di una struttura culturale polivalente, cioè idonea a coniugare la sede del Museo archeologico e della Pinacoteca nazionale con l’Istituto universitario di antichità, archeologia e arte (oggi Dipartimento), con l’Istituto per gli studi sardi, il Museo etnografico regionale e la Galleria comunale di opere d’arte.

La prima sezione della nuova sede museale è stata inaugurata nel 1993, al piano terra dell’edificio, con i caratteri di una mostra compendiaria dei fatti culturali intervenuti nell’isola dal Neolitico antico (VI millennio a.C.) all’alto Medioevo (VII-VIII sec. d.C.); un’esposizione che ha voluto riflettere, in forma esemplificativa, i legami con la precedente sede di piazza Indipendenza. I restanti tre piani sono, invece, destinati a ospitare in futuro i contesti territoriali delle province di Cagliari e Oristano. Così nel nuovo museo conviveranno due formule espositive complementari: la prima, compendiaria e diacronica, come un veloce excursus delle fasi culturali preistoriche e protostoriche, fenicio-puniche, romane e dell’evo antico; la seconda, invece, topografica, con eventuali approfondimenti tematici, sulla base del particolare interesse dei contesti.
Il percorso espositivo si snoderà dalla parte sudorientale della provincia di Cagliari, la regione del Sarrabus-Gerrei e proseguirà per la Marmilla e la Trexenta, il Campidano e il Sulcis-Iglesiente, per terminare con le aree dell’Oristanese, il Barigadu e il Montiferru.

Il veloce excursus diacronico dell’esposizione già realizzata propone una delle più verosimili ricostruzioni storiche della Sardegna: nel contenuto materiale è, infatti, esemplificata l’identità, ovvero la radice storica, dell’antica isola dei Sardi. Superati i quadri materiali dell’età prenuragica, dal Neolitico antico mediterraneo (VI millennio a.C.) del riparo sotto roccia di Su Carroppu di Sirri (Carbonia) sino ai successivi momenti del Neolitico medio (IV millennio) e superiore (fine IV millennio a.C.) (Cuccuru s’Arriu di Cabras), del sub-Neolitico (inizi III millennio a.C.) di Ozieri e dell’Eneolitico (Filigosa, Abealzu, Monte Claro), sino anche alle prime tappe dell’età del Bronzo (cultura campaniforme e Bonnanaro), il confronto culturale interno alla realtà museale si risolve nella contrapposizione fra i temi della specificità megalitica nuragica e quelli della successiva fisionomia fenicia e punica. […]