Fenestrelle: dove osano le aquile La grande muraglia delle Alpi

Archeologia Viva n. 59 – settembre/ottobre 1996
pp. 42-56

di Dario Gariglio

In tutto l’arco alpino non esiste niente di simile alla grandiosa fortezza che in Piemonte sbarra la Val Chiosone voluta dal piccolo regno sabaudo per proteggersi dalle periodiche invasioni francesi
Dopo quasi mezzo secolo di abbandono uno dei più straordinari monumenti della storia militare europea sta rinascendo per iniziativa di un pugno di volontari

Una porzione di grande muraglia cinese trasferita sulle Alpi, così si può definire quest’immenso monumento di pietra innalzato dall’uomo. Con uno sviluppo di proporzioni ciclopiche, la fortezza di Fenestrelle si snoda senza interruzioni sul costone occidentale del monte Orsiera, inserita in una foresta lussureggiante di pini silvestri e larici che tentano di sommergerla e cancellarla. Il termine di piazzaforte è senz’altro il più appropriato per illustrare quest’opera che raggruppa, in un unico baluardo, un insieme di fortificazioni. Un tipico esempio di organizzazione difensiva “a serravalle”, con dimensioni superficiali non riscontrabili in nessun’altra opera dell’arco alpino. Eretta a sbarramento del punto più stretto della Val Chisone (da Torino verso Sestriere e, oltre il confine con la Francia, Briançon), comanda il paese di Fenestrelle, assurto a rango di “città” nel XVIII secolo.

Il motivo della costruzione di questo gigante ha origine da un episodio della lunga guerra di Successione di Spagna, che vide per l’ennesima volta il Piemonte e i suoi alleati opposti alla Francia di Luigi XIV. Il 31 agosto del 1708, dopo venticinque giorni di assedio, i Piemontesi, al comando del generale Rhebinder, futuro ministro della guerra del duca Vittorio Amedeo II, espugnarono il forte Mutin, il “forte dei ribelli”, situato sulla riva destra del Chisone nei pressi di Fenestrelle, all’epoca dei fatti ancora territorio francese. Questo era stato costruito dopo il 1693 per contrastare le mutineries des barbets, ossia le rivolte dei Valdesi delle vallate piemontesi, e, dopo la perdita della piazza di Pinerolo, aveva assunto per la Francia un importante ruolo difensivo a ridosso della frontiera. Ma il Mutin era stato innalzato in un sito strategicamente infelice, esposto al bombardamento dall’alto.

Dunque, per contrastare i ritorni offensivi francesi, era indispensabile fortificare adeguatamente la strettoia della Val Chisone a Fenestrelle. Dopo il trattato di Utrecht (1713), che sanciva l’annessione al Piemonte della stessa alta Val Chisone, nel 1715 iniziarono i lavori per rimpiazzare la malconcia ridotta francese dei Tre Denti con una solida fortezza munita di piazzole d’artiglieria, inserite in robusti terrapieni sostenuti da murature di pietra, intorno a una caserma con volte a prova di bomba, atta a ricoverare una guarnigione permanente. La nuova opera venne integrata, nel 1718, da una singolare costruzione su una scoscesa rupe sovrastante, denominata per l’audacia del sito garitta del Diavolo. Le opere del forte Tre Denti rappresentano le costruzioni originarie della grandiosa opera della piazzaforte che sarebbe stata intrapresa di lì a pochi anni. […]