E su e giù (in auto) per la Valcamonica… Futuro del passato

Archeologia Viva n. 58 – luglio/agosto 1996
pp. 82-83

di Andrea Zanardi

Non v’è civiltà senza rispetto dell’ambiente e del passato: questo insegna ancora una volta l’amara vicenda dei Massi di Cemmo
Ma perché dobbiamo piangere sempre sul latte versato?

A seguito dell’articolo Valcamonica: scandalo al sole, pubblicato sul n. 56 di «Archeologia Viva», hanno ripreso forza, estendendosi per quantità e qualità di interventi, le critiche alla realizzazione – ormai ultimata – della galleria e della strada aperti nell’area archeologica protetta dei Massi di Cemmo. Diamo spazio in queste pagine agli interventi di Wwf, Italia Nostra e Centro camuno di studi preistorici.

In passato era diffusa l’opinione che la conservazione dei caratteri storici, artistici, archeologici e ambientali di un territorio dipendesse, in primo luogo, dalla loro partecipazione alla fisiologia del paesaggio attuale. Gli elementi privi di una specifica funzione si riteneva fossero destinati a scomparire. Frequentemente era l’uomo stesso a distruggerli per sostituirli con nuovi, corrispondenti a mutate necessità. L’eccezione era costituita soltanto da poche straordinarie testimonianze della bellezza della natura – si pensi ad alcuni scorci di paesaggio – oppure della civiltà; in tal caso gli esempi di conservazione consapevole sono, per fortuna, molto numerosi: si va da luoghi di culto ai palazzi gentilizi, alle antiche mura…

Da qualche tempo una consapevolezza più forte del valore del passato, del rilievo di tutti gli elementi che hanno avuto una funzione, si è radicata in molti. Si è compreso che l’espressione dei nuovi bisogni delle popolazioni, delle mutate aggregazioni sociali non può realizzarsi attraverso un sistematico saccheggio del territorio, una distruzione progressiva dei beni ambientali e culturali, cioè dei fondamenti primi della nostra civiltà e memoria storica. Ma è una comprensione ben lontana dall’essere piena e autentica. Noi oggi indaghiamo le nebulose e i buchi neri alla ricerca di passato e futuro ma, di fronte al messaggio di chi ci ha preceduto sappiamo essere cinici e insensibili.

In Valcamonica recintiamo i Massi di Cemmo con una rete di metallo plastificato, cancelletto da pollaio, edifichiamo uno stradale nel bel mezzo di un’area inserita nell’elenco dei luoghi “patrimonio dell’umanità” e, ancora, sventriamo una montagna a pochi metri dai Massi. Seguendo il cammino di Homo sapiens ci imbattiamo in sconvolgenti testimonianze della sua insipienza e il pensiero corre alla Valle dei templi di Agrigento assalita dalle case, alla cattedrale di Noto crollata per incuria, alle tombe di Norchia sepolte e sgretolate dalla vegetazione.

Le parole di Jean Clottes, presidente del Comitato internazionale dell’arte rupestre, sono di una espressività assoluta: «Queste incisioni del Calcolitico costituiscono le testimonianze più preziose dell’arte preistorica della regione. Esse sono conosciute in tutto il mondo. Il danno che le stesse o l’ambito in cui sono inserite potrebbero subire sarebbe un disastro culturale e causerebbe uno scandalo internazionale». […]