I primi dieci anni di Giardini Naxos Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 58 – luglio/agosto 1996
pp. 74-78

di Emanuela Solinas

Il decimo appuntamento sull’archeologia subacquea ha confermato il ruolo prezioso che l’erede della prima colonia greca in Sicilia svolge per la conoscenza del patrimonio sommerso

Anche questa volta l’Azienda di soggiorno e turismo di Giardini Naxos, coadiuvata da un autorevole comitato scientifico, ce l’ha fatta, portando a termine la decima edizione della Rassegna di archeologia subacquea, il più importante riferimento italiano del settore. Il tema centrale del convegno verteva sulla navigazione antica e la vita di bordo, ma ampio spazio è stato dedicato comunque alle ultime campagne di ricerca, soprattutto a quelle condotte nelle acque di Sicilia.

Il primo intervento, a cura di Maria Costanza Lentini, direttore del Museo di Naxos, e dell’archeologo subacqueo Fabio Facenna, ha portato l’attenzione sul tratto di costa orientale siciliana compreso tra la baia di S. Nicola e Capo Schisò, dove da alcuni decenni i metodici scavi a terra (vedi AV n. 17) e gli sporadici ritrovamenti in mare fanno luce sulla storia della antichissima colonia greca di Naxos e sulle successive frequentazioni. Per la prima volta è stata organizzata una ricognizione sistematica dei siti sommersi. La baia di S. Nicola, con la dispersione sul fondo di svariati frammenti ceramici e l’individuazione di tre ceppi d’ancora – che si aggiungono ai ventidue già censiti – ha confermato l’intensa frequentazione antica. Saggi di scavo sono stati condotti nella baia dell’Isola Bella, dove fu scoperta da alcuni sommozzatori dell’Archeoclub di Taormina una bellissima spada dal fodero in cuoio, stoffa, legno e ottone, datata tra VIII e IX sec. d.C. come confermano i frammenti ceramici ora rinvenuti. Ma l’unico sito, che in questo tratto di costa poteva consentire lo scalo e l’approvvigionamento per le navi di una certa stazza, era la baia di Naxos, compresa tra Capo Taormina e Capo Schisò (poco lontano, presso la foce del torrente di S. Venera, sorgeva un santuario dedicato ad Afrodite, divinità protettrice della navigazione).

Purtroppo la morfologia del fondale ha subìto negli ultimi decenni sostanziali modifiche a causa della costruzione del moderno porto turistico, le cui banchine hanno dato origine a un diffuso insabbiamento e probabilmente obliterato le strutture dell’antico approdo. Si segnalano tuttavia diverse evidenze archeologiche, come anfore di epoca antonina e tardoromana di produzione locale, e il carico di un relitto, parzialmente saccheggiato, costituito da pentole biansate conosciute nell’area messinese a partire dal XIII secolo. […]