A Taranto l’eredità della Magna Grecia Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 58 – luglio/agosto 1996
70-73

di Maria Teresa Moccia di Fraia e Altri;
a cura di Piero Pruneti

L’annuale incontro di studi sulla civiltà greca in Italia è arrivato al suo XXXV appuntamento consecutivo
Un prezioso punto di riferimento per una città che aspira alla propria rinascita culturale

L’anno della Magna Grecia – così è stato definito il ‘96 per le mostre e le manifestazioni dedicate in tutto lo stivale alle antiche colonie d’Occidente – si è aperto, in realtà, l’ottobre scorso con il XXXV Convegno di studi tarantino, tappa d’obbligo, ormai, per la storia e l’archeologia dell’Italia meridionale.

A far da ponte tra passato e presente è stata “L’eredità culturale della Magna Grecia”, tema suggestivo quanto complesso, soprattutto per la definizione di contorni spesso incerti e che proprio per la secolare continuità sfumano dall’antico al moderno con singolare disinvoltura. Perché, se è pur scontato che la cultura occidentale riposa sul pensiero greco, universalmente riconosciuto pilastro della civiltà europea fino alla più moderna tecnologia, tuttavia non si capisce con eguale immediatezza quanto sia stata caratterizzante e specifica la peculiarità dell’elemento magnogreco, e quanto questa precipua variante coloniale abbia veicolato sul Mediterraneo sé stessa, il proprio stile di vita e le forme strutturate del vivere sociale.

La scrittura, l’idea di città e il codice delle leggi, la letteratura e la filosofia, la produzione materiale e i modelli artistici, l’astronomia e la musica, il sistema monetale, per giungere sino al panorama rituale e festivo folklorico: le tracce magnogreche spaziano attraverso 2700 anni di storia e, secondo la tesi genetica presentata al Convegno da Alberto Piazza, dell’Università di Torino, sembrerebbero comparire, a dispetto di movimenti di popoli e fisiologiche mescolanze di individui, nella mappa cromosomica degli attuali discendenti, visto che in Italia meridionale il 70 per cento della popolazione avrebbe ereditato il patrimonio genetico dei nostri antenati colonizzatori. […]