Dalla terra alle genti Le origini del Cristianesimo

Archeologia Viva n. 58 – luglio/agosto 1996
pp. 58-65

di Autori Vari

La nascita delle prime comunità cristiane e la diffusione nel mondo della nuova fede determinarono una delle più radicali esperienze dell’uomo storico
L’annuale grande mostra a Rimini propone una sintesi documentatissima di quei primi secoli rivoluzionari

«I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per il territorio, né per la lingua, né per i vestiti. Essi non abitano città loro proprie, non usano un linguaggio particolare, né conducono uno speciale genere di vita. La loro dottrina non è conquista di genio irrequieto d’uomini indagatori; né professano, come fanno alcuni, un sistema filosofico umano.
«Abitando in città greche o barbare, come a ciascuno è toccato in sorte, e adattandosi agli usi del paese nel vestito, nel cibo e in tutto il resto del vivere, dànno esempio di una loro forma di vita sociale meravigliosa che, a confessione di tutti, ha dell’incredibile. Abitano la loro rispettiva patria, ma come gente straniera; partecipano a tutti i doveri come cittadini e sopportano tutti gli oneri come stranieri.
«Ogni terra straniera è patria per loro e ogni patria è terra straniera. Si sposano come tutti gli altri e generano figli, ma non espongono i nati. Hanno comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, ma con il loro tenore di vita superano le leggi. Per dirla in una parola, i cristiani sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo».

Questo stupendo brano della lettera di un cristiano anonimo del II secolo, scritta a un greco pagano di nome Diogeneto, offre una descrizione viva e incredibilmente attuale della vita dei primi cristiani in un mondo che cristiano non era, ed è al tempo stesso una sintesi perfetta della grande mostra “Dalla terra alle genti” in corso a Rimini grazie alla promozione del Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Il titolo con cui si presenta l’esposizione riminese sulle origini e i primi secoli cristiani evoca un duplice percorso: quello della fede e quello della storia. Quello della fede in quanto richiama il mandato di Gesù agli apostoli: «Andate e predicate a tutte le genti». Quello della storia in quanto la fede cristiana è legata a una “terra”, la terra della promessa fatta ad Abramo, la terra delle dodici tribù in Israele, la terra dei profeti, la terra di Gesù di Nazareth; e a partire da quella terra si è diffusa attraverso i cammini e le città degli uomini, attraverso le vicende e i linguaggi delle genti. Il duplice itinerario è così – di fatto – un unico percorso a diversi livelli di lettura: occorre conoscere per comprendere e comprendere per conoscere.

La scoperta o riscoperta dei segni materiali della diffusione del cristianesimo può accompagnare un interesse di natura archeologica e storica, ma può divenire eloquente a livelli molto più profondi permettendo di intrecciare dialoghi che attraversano due millenni, e facendo incontrare a tu per tu i primi camminatori di un pellegrinare che include tutti i credenti in Cristo e, in vista di Lui, tutta l’umanità.
Ponendosi in questa prospettiva, la mostra “Dalla terra alle genti” si muove tra ampi orizzonti e consapevoli limiti. Percorriamola insieme. […]