“Doc e la banda dei tombaroli” Allegato omaggio

Archeologia Viva n. 58 – luglio/agosto 1996

Un racconto archeologico di Nina Cuomo di Caprio con disegni di Guia Masa

«”Eccoli, eccoli. Sono nuovamente là a scavare, i maledetti!”, una sfilza di parolacce, buona parte in lingua inglese, “Li fermerò io, prendo la pistola e li ammazzo tutti quanti!”.

Chi gridava era Tony Celea, giovane allampanato italoamericano, venuto nel cuore della Sicilia dalla natìa Oklahoma per partecipare a una campagna di scavi archeologici. Lo scenario era il pianoro di Morgantina, verso piazza Armerina, dove gli scavi condotti da due università americane stavano lentamente riportando alla luce i resti dell’antica città greca esistita molti secoli prima di Cristo e poi cancellata dal tampo. Il giorno era un venerdì di fine giugno, nella tarda mattinata.

“Guardateli, quei maledetti tombaroli. Non si vergognano di scavare in piena luce, se ne infischiano di noi”, Tony aveva continuato a inveire mentre guardava verso la Cittadella, nome dato alla bassa collina a ridosso di Morgantina dove di recente era stata individuata una ricca necropoli con le tombe degli antichi abitanti del luogo. Priva di sorveglianza, la zona della necropoli era diventata dominio degli scavatori clandestini che come lupi famelici si erano buttati al saccheggio delle tombe, impudenti a tal punto da scavare anche sotto l’occhio del gruppo di archeologi che da lontano potevano vederli, ma non fermarli». […]