Le notifiche fantasma Archeologia e diritto

Archeologia Viva n. 57 – maggio/giugno 1996
p. 94

di Stefano Benini

Il formalismo giuridico è spesso all’origine di guasti al patrimonio culturale

Si è già parlato della “notifica” (vedi: AV n. 53), che è il provvedimento amministrativo mediante il quale un bene di proprietà privata viene assoggettato al vincolo storico, artistico o archeologico, con tutti gli oneri e le limitazioni che esso comporta. Inutile dire che le limitazioni alla commerciabilità e alla stessa fruibilità del bene, specie in ordine alle trasformazioni che il proprietario voglia apportare – il discorso vale soprattutto per i beni immobili (ville, palazzi, castelli) – ha acuito l’ingegno di generazioni di avvocati alla ricerca di tutti i possibili cavilli che permettessero di invalidare gli scomodi lacciuoli alla libera disponibilità della cosa d’interesse culturale.

Vale la pena riferire di un caso esemplare, che dimostra l’incapacità di certi operatori del diritto – e il buon gioco di chi aspira a liberarsi degli scomodi vincoli – di comprendere le reali esigenze di tutela, quasi che nel dubbio l’interesse da privilegiare non sia quello pubblico, alla conservazione del bene e alla sua fruizione da parte della comunità, ma piuttosto quello della proprietà, apparentemente penalizzata dalla circostanza che la casa, il palazzo di famiglia o la residenza rurale, ma anche il quadro, la ceramica o la statuetta, abbiano la “iattura” di rivestire un interesse culturale. […]