Curarsi secondo i popoli Etnomedicina

Archeologia Viva n. 57 – maggio/giugno 1996
pp. 86-87

di Antonio Guerci

L’etnomedicina: una disciplina utile non solo per la conoscenza di pratiche addirittura millenarie ma anche come fonte di informazione per nuove strategie terapeutiche

Da sempre l’uomo per curarsi ha attinto i rimedi dal suo habitat, adottando differenti strategie terapeutiche in funzione delle caratteristiche climatiche, pedagogiche, fitogeografiche, faunistiche…, nonché delle peculiari tipologie culturali e socio-strutturali.

L’etnomedicina, consistente nello studio delle medicine tradizionali dei popoli, si occupa dei procedimenti preventivi, igienici, curativi sia magico-religiosi che empirici; questi ultimi, impiegando princìpi provenienti dai tre regni della natura, identificano la mineraloterapia, la fitoterapia e la zooterapia.

Pioniere di questi studi è stato Antonio Scarpa, fondatore del­l’Istituto italiano di etnomedicina che ha sede a Genova. In mezzo secolo di avventurosi viaggi Scarpa avvicinò popolazioni tradizionali, descrivendone le medicine vernacolari ma, soprattutto, documentandole attraverso materiale iconografico e raccogliendo oggetti, strumenti e farmaci che oggi costituiscono il Museo di etnomedicina “A. Scarpa”.

Gran parte della medicina tradizionale (che sopravvive dopo più di un secolo di positivismo) è il risultato di processi mentali di tipo intuitivo e procede nella conoscenza dei fenomeni grazie a istanze ideative sintetico-induttive: l’individuo viene esaminato sulla base di una visione completa del suo essere-esistere. Da un iniziale interesse storico-etnografico l’etnomedicina si è rivolta negli ultimi decenni a ricerche, soprattutto di laboratorio, coinvolgendo la biomedicina e in particolare la farmacologia, grazie anche all’Organizzazione mondiale della sanità. Infatti, il Programma Medicina tradizionale (Mt) dell’Oms nasce come risposta al rinnovato interesse verso le terapie popolari e di identificazione ed eventuale utilizzazione, all’interno dei servizi sanitari nazionali, di quanto essa può validamente offrire. […]