La Menorah è in Vaticano? Cultura ebraica

Archeologia Viva n. 57 – maggio/giugno 1996
pp. 66-72

di Judith Lange

Al pari di altri oggetti dal mitico valore simbolico quali l’Arca perduta o il santo Graal la Menorah asportata dal tempio di Gerusalemme è da sempre oggetto di appassionate ricerche
La singolare richiesta di restituzione che sarebbe stata avanzata ai Musei Vaticani da parte di un esponente del governo d’Israele ha riacceso i riflettori sul mistero della sua fine

Tre sono le luci che un ebreo accende nella sua vita: i due candelabri dello Shabbat, la cui accensione è compito della donna di casa all’imbrunire del venerdì sera, quando ha inizio il “settimo giorno”, quello del riposo della creazione, che dura fino alla sera del sabato; poi vi sono le luci della Hanukka, un candelabro a otto bracci che viene acceso durante la settimana delle celebrazioni per la storica riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme a opera di Giuda Maccabeo nel II sec. a.C.; infine, il più celebre dei candelabri ebraici, la Menorah (in ebraico ‘lampada’) dai sette bracci, uno dei più antichi e più importanti arredi sacri del Tempio, dai tempi di Re Salomone connesso al tabernacolo, all’Arca Sacra.

Una minuziosa prescrizione su come doveva essere forgiata la Menorah e come doveva essere collocata, si legge nella Bibbia (Eso. 25,31; 37,17; I Re 7,49). L’immagine di questo oggetto costituisce il più antico simbolo del popolo ebraico: venne riprodotto su monete, rilievi e amuleti, in affreschi, mosaici pavimentali e su pergamene. L’emblema fu usato prima in Palestina e poi nella diaspora, almeno fino al XIX secolo, quando il movimento sionista adottò prevalentemente come simbolo la Stella di David, in ebraico Magen David, ovvero ‘scudo di David’. E, anche se sulla bandiera israeliana appare la stella dai due triangoli intrecciati che formano un esagramma, è la Menorah, nell’esatta riproduzione del candelabro a sette bracci che si trova sul rilievo dell’Arco di Tito a Roma, l’emblema ufficiale del nuovo Stato di Israele.

Proprio questa Menorah è la protagonista di un enigma che sarebbe rimasto materia da studiosi, se un fatto singolare non l’avesse ricollegata alla cronaca dei nostri giorni: il ministro per gli Affari religiosi di Israele, Shimon Shetreet, in visita al Vaticano, avrebbe avanzato una richiesta di restituzione della sacra reliquia, nell’ipotesi – sostenuta da un gruppo di storici e alimentata dalla credenza popolare – che il candelabro sia sepolto nei sotterranei del Vaticano. Una richiesta di questo tipo, relativa a un bottino di guerra del 70 d.C. e che nelle intenzioni di chi l’ha avanzata doveva avere più che altro il significato di un gesto simbolico, non poteva non suscitare clamore anche se, per la verità, né l’ufficio stampa del Vaticano, né la rappresentanza diplomatica israeliana in Vaticano hanno voluto confermare le voci di una richiesta ufficiale.

Cerchiamo, quindi, di ricostruire la storia misteriosa e intrigata della Menorah, quella d’oro massiccio, alta un metro e mezzo e forgiata secondo le leggi del Libro, immortalata nel trionfo di Tito che celebra la distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. […]