Altamura: un giallo preistorico Il punto sulle ricerche nella grotta di Lamalunga

Archeologia Viva n. 57 – maggio/giugno 1996
pp. 30-39

di Eligio Vacca

Sono passato tre anni da quando si compiva in Puglia una delle più importanti e spettacolari scoperte paleontologiche: lo scheletro di un uomo del Paleolitco ritrovato sotto un brillante strato di concrezioni in fondo alla grotta dove forse era entrato vivo!
Molta attesa al prossimo Congresso di scienze preistoriche e protostoriche di Forlì per la relazione dei ricercatori italiani dove verrà illustrato il progetto di recupero e studio dello straordinario reperto

L’abbondanza di testimonianze preistoriche restituite dall’area pugliese è certamente da mettere in relazione con gli aspetti geologici del territorio. Le rocce calcaree che formano il Gargano, le Murge e il Salento favoriscono la formazione di cavità che, spesso, conservano testimonianza di antiche frequentazioni.

Molte grotte pugliesi interessate da ritrovamenti preistorici hanno origine carsico-marina; sono, infatti, dislocate lungo antiche linee di costa e costituiscono la testimonianza di antiche oscillazioni del livello del mare. Un esempio di questo tipo è rappresentato dalla grotta di Santa Maria di Agnano a Ostuni (Br) dove, nel 1991, sono state rinvenute importanti testimonianze di una fase antica del Paleolitico superiore, in particolare la sepoltura di una giovane donna vissuta 24 mila anni fa che al momento della morte si trovava in stato di avanzata gravidanza.

A una tipologia completamente diversa appartengono, invece, le grotte dell’interno, in particolare quelle della Murgia alta, di origine quasi esclusivamente carsica. Il territorio interessato da queste cavità presenta una serie di formazioni caratteristiche, come gravi o voragini, inghiottitoi e lame (solchi di erosione originati da rapidi e brevi deflussi superficiali delle acque), che sono i segni lasciati in superficie dal carsismo. La contrada dove si apre la grotta in cui ai primi di ottobre 1993 fu trovato lo scheletro di quello che ormai è noto come Uomo di Altamura porta nel nome, Lamalunga, proprio la testimonianza di questa caratterizzazione.

In realtà, l’aspetto che attualmente è tipico della Murgia, oltre che all’azione del carsismo, è dovuto alla radicale opera di deforestazione che, in tempi storici, ha provocato il quasi completo dilavamento dello strato di humus e la messa a nudo delle rocce carbonatiche interessate dal fenomeno carsico.

Non è facile capire la bellezza della terra di Murgia con i suoi tesori ambientali e a questa insensibilità si devono i tentativi, messi in atto negli anni Settanta, di svenderla per usi all’apparenza più produttivi. Per fortuna, grazie all’opera di informazione messa in atto dalle associazioni ambientalistiche e culturali, si è andata maturando un’attenzione nuova nei confronti del paesaggio e, quindi, verso forme di utilizzazione coniugabili con la salvaguardia e le naturali vocazioni economico-produttive del territorio.

Al paesaggio di superficie, dilavato, spoglio e quasi privo di vegetazione arborea che attualmente caratterizza la Murgia, sovente corrisponde un sottosuolo che restituisce ambienti fantastici. La capacità di apprezzare la severa bellezza di questa terra e la voglia di scoprirne i misteri e le ricchezze nascoste ha portato a una delle più straordinarie scoperte della storia della Paleontologia umana, avvenuta all’interno della grotta di Lamalunga, in territorio di Altamura. […]