Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 57 – maggio/giugno 1996

di Piero Pruneti

Come tutti sanno l’archeologia, intesa come ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio, è strettamente legata alle scelte politiche e amministrative. Chi pretende che essa, insieme alle altre scienze, non abbia niente da spartire con la politica avanza una richiesta impossibile. Logicamente non parlo di pure tecniche e metodologie – ammesso che anche queste si possano scollegare e isolare dal “resto” -, ma dei momenti, praticamente continui, in cui l’archeologia interagisce con la società, con i suoi problemi, con le sue aspettative, infine con l’ideologia di ognuno di noi, cioè con il modo di vedere la vita (nostra e degli altri). Per scendere nel concreto proviamo solo a ricordare qualche questione che sta sul tappeto. Siccome si ripete come una cantilena che il bilancio del Ministero dei Beni culturali è semplicemente scandaloso, è giusto che lo Stato investa di più per il patrimonio? E come? Sottraendo risorse da altri settori, facendo pagare l’entrata a un’area archeologica come una prima teatrale, aumentando le imposte indirette, imponendo qualche balzello in più a chi trae benefici economici dal turismo? Ma attenzione, si può anche far finta che il problema non esista, ovvero parlarne e basta, come al tempo dei governi craxiani e andreottiani, quando si diventava ministri dei beni culturali solo per debolezza di partito. E il lavoro dell’archeologo è socialmente utile o lo si intende come una sorta di trastullo da privilegiati? E i nostri meravigliosi centri storici, primo fra tutti quello di Roma, è giusto chiuderli al traffico per salvare la vita dei monumenti e quella dei cittadini? E la scuola e i mass media non dovrebbero essere metodicamente più attivi nell’educare al rispetto dei beni culturali in modo da formare una generazione più sensibile alla difesa di certi valori? Ebbene, le risposte pubbliche ai quesiti a cui ho appena accennato si chiamano “scelte politiche”. Basta andare nella valle dei templi di Agrigento per verificare la natura politica di chi ha consentito lo scempio e di chi invece si è battuto per evitarlo.

Piero Pruneti 

direttore di “Archeologia Viva”