Archeologia Viva n. 56 – marzo/aprile 1996
pp. 26-38
di Emmanuel Anati, Luigi Cottinelli e Federico Mailland
Si trova ad Har Karkom nel Negev sulla montagna sacra frequentata dalla più lontana preistoria
La scoperta attesta il ruolo che già in un’epoca così remota (fra 45 e 32 mila anni fa) l’ambiente naturale ha avuto nell’elaborazione del “sacro” e dell’”arte”
Un territorio desertico dove non si conoscevano vestigia del passato ha restituito, in sedici anni, circa mille siti archeologici e appare oggi come un eccezionale museo naturale. Har Karkom, una montagna nel deserto del Negev, il territorio settentrionale della penisola del Sinai che è parte dello Stato d’Israele, è oggetto delle missioni di ricerca del Centro camuno di studi preistorici dal 1980.
Ogni anno questa zona riserva dei ritrovamenti che possiamo definire unici. La scoperta nel ‘92 di un “santuario” paleolitico, risalente a una fase iniziale del Paleolitico superiore, tra 45.000 e 35.000 anni fa, ha stimolato nuove considerazioni sul ruolo giocato da questa che, nel periodo Calcolitico (età del Rame) e nell’età del Bronzo, fu una montagna sacra per i popoli del deserto. Se, come riteniamo, Har Karkom è la montagna che la Bibbia chiama Monte Sinai (vedi AV n. 50), la sua tradizione di sacralità risale alla notte dei tempi e la narrazione biblica del Sinai s’inserisce nel quadro multimillenario di una montagna sacra che fu sacra da sempre.
I recenti ritrovamenti del “santuario” paleolitico gettano nuova luce su Har Karkom, ma suscitano anche nuovi problemi. Nel Calcolitico (4000-3200 a.C.) e nell’antica età del Bronzo (3200-1950 a.C.), gli abitanti erano ai piedi della montagna, mentre l’altopiano veniva riservato ad attività culturali. Ai piedi della montagna, nelle valli circostanti, sono i resti di più di cento cospicui insediamenti dell’età del Bronzo ma, stranamente, le moltitudini che vi abitavano non salivano sulla montagna. L’altopiano, infatti, ha numerosi piccoli luoghi di culto di età del Bronzo (altari, cippi e menhir, piattaforme, tumuli), ma è cosparso di vestigia di accampamenti paleolitici in ottimo stato di conservazione: se i numerosi abitanti dei villaggi circostanti fossero regolarmente saliti sulla montagna questi non si sarebbero conservati. Nell’età del Bronzo la montagna doveva essere tabù per la popolazione e l’accesso a essa riservato a pochi iniziati. Tale pratica, del resto, viene riferita anche dalla Bibbia riguardo al Monte Sinai: la montagna sacra era vietata alla visita dei comuni mortali. […]