Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 56 – marzo/aprile 1996

di Piero Pruneti

Da dove viene all’Uomo il senso del sacro, la necessità di un rapporto con un Ente superiore e metafisico, quella che chiamiamo Fede, il concetto di Dio? Si tratta del prodotto più elevato del suo essere biologico pensante o della “fiamma” che si accende quando scatta la comprensione della Presenza assoluta? Insomma l’Uomo è un essere solo e caotico o è parte nobile di un Grande Disegno? E infine: chi potrà mai dare una risposta definitiva a questa domanda di fondo dell’esistenza? Ognuno di noi ha le sue convinzioni in materia, che magari mette più o meno in discussione, e non sarà certo l’archeologia – visto che di questo trattiamo – a offrirci delle soluzioni. L’archeologia, essendo scienza positiva, può invece aiutarci a capire il fenomeno, ad acquisire una maggiore coscienza di quello che siamo stati, quindi di quello che siamo o saremo.

A questa finestra sul grande buio (o sulla grande luce) si affacciano le ricerche che Emmanuel Anati sta conducendo da quasi un ventennio ad Har Karkom, nel deserto d’Israele, sulla montagna sacra – forse il biblico Monte Sinai, come sostiene il professore – che ora ha restituito la rudimentale struttura di quello che si può intendere come il primo (finora) santuario concepito dall’Uomo, cioè come un luogo privilegiato, intenzionalmente predisposto, per il rapporto con il Supremo. La scoperta, che Archeologia Viva pubblica in esclusiva, è del ‘92; ciò significa che prima di divulgarla Anati e la sua éqiuipe del Centro camuno di studi preistorici hanno lavorato per la verifica e la documentazione.

Una novità. A partire da questo numero i Lettori possono stabilire un contatto diretto con gli autori di alcuni articoli telefonando nelle date indicate. Questa volta rispondono alle vostre domande (non abbiate paura a porre le questioni più o meno ovvie o peregrine) lo stesso Emmanuel Anati (p. 28), per il santuario di Har Karkom, e Edoardo Borzatti (p. 23), per l’importante indagine in corso nel bacino di Atella. Non perdete l’occasione.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”