Palestrina: un parco archeologico urbano Obiettivo su...

Archeologia Viva n. 55 – gennaio/febbraio 1996
pp. 50-52

di Piero Pruneti

L’antica città laziale si propone a un turismo di qualità per lo straordinario complesso del santuario della Fortuna per il museo nazionale e per gli ultimi importanti interventi di scavo e ripristino dell’antico tessuto abitativo e monumentale

Oltre al famoso santuario della Fortuna Primigenia, le cui imponenti strutture disegnano ancora la topografia della città attuale, Palestrina (39 chilometri da Roma, in posizione panoramica a 479 metri di altitudine su uno sperone dei monti Predestini avanzato verso la campagna romana) conserva notevoli resti dell’area urbana dell’antica Praeneste.

L’abitato, oltre a occupare fin da epoca molto antica la parte più bassa delle pendici di Monte Ginestra, subito al di sotto del santuario, dove si trovava il foro con i suoi edifici ancora in parte conservati, si estese anche, almeno fin dal II sec. a.C., nell’area pianeggiante a sud del nucleo più antico, dove in seguito venne impiantata la colonia fondata da Silla nell’80 a.C. Il limite fra questi due settori urbani è ancora oggi segnato da via degli Arcioni, lungo la quale si conservano resti di ambienti monumentali.

A sud si estendeva la cosiddetta “città bassa”, su un pianoro delimitato da limiti naturali, con una superfici di quasi 30 ettari, il cui sviluppo estensivo risale alla tarda età repubblicana (I sec. a.C.), ma probabilmente frequentato già in epoche precedenti. L’abitato si articolava secondo un impianto regolare di strade e isolati, che ebbe nel tempo successive stratificazioni, con rifacimenti edilizi consistenti, individuabili dai diversi orientamenti delle strutture e dalle varie tecniche edilizie. […]