Pitigliano non rimane a guardare Futuro del passato

Archeologia Viva n. 54 – novembre/dicembre 1995
pp. 76-78

di Maurizo Quagliolo e Marco Fiorletta

Il nuovo museo dei Pitigliano fra Etruschi e didattica
Per la prima volta in Italia il museo di quest’antica città del Grossetano affronta senza tabù i temi scottanti dell’archeologia fra cui quelli della realtà a cui operano tombaroli e falsari
Il ruolo propositivo di un museo che vuole essere attore nell’informazione e nel dibattito cultuale

«Cosa addiverrà questo studio dell’Etruria […] se si rovinano i sepolcri […], come si potrà studiarne la topografia, quando i luoghi si faranno del tutto muti e deserti. Io oso levare la voce pregando che si provveda a tanta barbarie crescente, […] e credo che si possa rispettare il diritto di proprietà anche col frenare un poco una cupidigia rapace ed un’ignoranza demolitrice».

Con queste parole, riportate anche in uno dei pannelli del Museo civico archeologico di Pitigliano, è iniziata la cerimonia della recente inaugurazione della nuova struttura espositiva, e questo potremmo dire visitando qualcuna delle località dell’agro vulcente cui è dedicato il Museo di Pitigliano. E invece queste sono le parole che Gian Francesco Gamurrini, ispettore alle antichità e promotore del Museo archeologico di Firenze, scriveva nel 1868. Preoccupante non è tanto il fatto che si sia motivo di citare queste poche righe, quanto quello che esse siano in alcuni casi (per fortuna, non in tutti) ancora attuali, poiché sottolineano che, a distanza di quasi un secolo e mezzo, le cose non sembrano essere cambiate di molto. Per questo occorre parlare di prevenzione del degrado, di tutela dei beni culturali, di repressione dei reati di danneggiamento. Per questo non si deve chiudere gli occhi sul fenomeno del clandestinaggio. Per questo occorre che tutti siamo parte attiva della valorizzazione del nostro patrimonio culturale.

Il museo di Pitigliano, primo in Italia, ospita questi argomenti: esso vuole divenire uno strumento di approfondimento della discussione sulla gestione del patrimonio archeologico e sui fenomeni dei quali spesso le strutture ufficiali non parlano. Intendiamo riferirci al clndestinaggio, al collezionismo, all’intervento privato, all’intervento pubblico, sia istituzionale che della magistratura e delle forze dell’ordine. Stupisce, ad esempio, che, dopo tante battaglie per l’introduzione dell’educazione stradale, dell’educazione sessuale, dell’educazione ambientale, nelle scuole non si sia seriamente affrontato il tema dell’educazione culturale. I cittadini di domani, nelle proprie gite scolastiche, stentano a rapportarsi con il monumento. […]