L’anello mancante Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 53 – settembre/ottobre 1995
p. 97

di Luigi Fozzati

Sono i musei l’anello mancante dell’archeologia subacquea in Italia senza i quali la ricerca dei beni culturali sommersi rinuncia al futuro

I cinque anelli olimpici dell’archeologia subacquea italiana sono la tutela, la ricerca, il restauro, l’insegnamento universitario e la valorizzazione museografica. Professionisti e volontari contribuiscono variamente al successo di ogni singolo anello.
La tutela, dopo un periodo di pressoché totale dimenticanza del mondo sommerso, è entrata nella consuetudine di lavoro di tutte le soprintendenze, talora anzi con crisi di abbondanza di interessi (la pretesa delle soprintendenze per i Beni artistici e storici di considerare reperti, per l’appunto di tipo storico-artistico, quelli che sono a tutti gli effetti reperti archeologici seppure postclassici rinvenuti in acqua e in aree umide, come barene, scogliere, isole: su questa confusione di competenze torneremo in un prossimo articolo).

La ricerca ha goduto e sta godendo dell’attività promozionale organizzata e gestita dallo Stas: le soprintendenze che presentano richieste e programmi ottengono in buona parte i finanziamenti desiderati, anche se la paura di sottrarre fondi alla ricerca tradizionale, ovvero terrestre, è ancora fortissima, a conferma della considerazione “balneare” che l’archeologia subacquea detiene presso alcuni uffici periferici del Ministero. […]