Vi racconto la Preistoria U.I.S.P.P.

Archeologia Viva n. 53 – settembre/ottobre 1995
pp. 86-87

Intervista di Fianna Lenzi

Antonio Mario Radmilli presidente del XIII Congresso Uispp ripercorre le contrastate vicende italiane della paletnologia fino alla grande attesa del congresso internazionale in preparazione a Forlì

Professore, ci può tracciare un breve profilo degli studi e delle ricerche preistoriche in Italia? 

Partirei dagli ultimi decenni del secolo scorso, quando si incominciò a parlare della “paletnologia” come di una disciplina finalmente autonoma rispetto all’archeologia classica, che un tempo abbracciava tradizionalmente un po’ tutta la storia dell’umanità. Sotto questo aspetto, un evento di fondamentale importanza fu la costituzione a Roma del Museo nazionale preistorico ed etnografico, che prenderà in seguito il nome dal suo fondatore, Luigi Pigorini. Questi è stato lo studioso che ha maggiormente contribuito all’affermazione e allo sviluppo della preistoria italiana, conferendole, per la prima volta, un indirizzo, un’impostazione metodologica. Il Pigorini, storico per formazione e pur improntando la ricerca a metodi propri delle discipline storiche, se vogliamo è stato il primo a riconoscere che, per certi aspetti e soprattutto nelle indagini relative alle culture più antiche, è necessario giovarsi dei mezzi e degli strumenti interpretativi messi a disposizione dalle scienze naturali. […]