I megaliti di Sumba Dove vive la Preistoria

Archeologia Viva n. 53 – settembre/ottobre 1995
pp. 18-27

di Riccardo Merlo

In quest’isola dell’Indonesia sopravvive un culto degli antenati che si esprime attraverso la costituzione di monumenti funerari giganteschi
Lo studio di questa tradizione dai chiari connotati preistorici consente utili paralleli per la comprensione di una cultura normalmente collocata in tempi molto lontani e definita con il termine “megalitico”

Sumba è un luogo insolito nel panorama indonesiano: defilata a sud della corona di isole vulcaniche che da Sumatra si allungano verso la Nuova Guinea, è caratterizzata da un paesaggio in cui predominano praterie e rade boscaglie, che contrastano con la vegetazione lussureggiante di Giava, Bali o Lombok. L’isolamento in cui si trova Sumba ha fatto sì che il flusso migratorio che presumibilmente intorno al V sec. a.C. si è sovrapposto alla popolazione di tipo melanesiano australoide, di cui permangono evidenti tracce somatiche nella popolazione attuale, si conservasse sufficientemente integro.
La gente sumbanese mantiene molti aspetti della cultura Dongson che, originatesi nel primo millennio a.C. nella Cina meridionale e nel bacino del Mekong, ha caratterizzato una fase della preistoria indonesiana. In questo senso vi sono analogie con le culture Toraja di Celbes e Batak di Sumatra. Sono caratteri tipici di queste popolazioni il culto degli antenati, la caccia delle teste ritualizzata, la tecnica della tintura-tessitura ikat, il sacrificio del bufalo, l’irrigazione dei campi di riso, la fusione del bronzo e, spesso, la tradizione di sepolture megalitiche.

Chi visita l’isola è colpito soprattutto dall’imponenza di quest’ultimo aspetto, che costituisce ancora oggi una pratica diffusa, la cui sopravvivenza trova giustificazione nelle strutture sociali arcaiche, nelle tradizioni del culto animista e nella disponibilità di materiali lapidei di facile lavorabilità: potenti banchi di tufo calcareo, del tutto simile alla nostra pietra leccese, che viene scavato e sagomato con l’ascia in blocchi spesso di enorme dimensione.

Non si possono strabile relazioni di alcun genere con le ben note strutture megalitiche dell’Europa neolitica, ma i monumenti sumbanesi evidenziano, in contesti differenti, fattori che possono aver prodotto fenomeni di convergenza. È quindi interessante comprendere le potenzialità di popolazioni che dispongono solo di tecniche costruttive povere.

Fino a tutto l’Ottocento l’isola di Sumba, grande pressappoco come la Sardegna, si trovava in un permanente stato di guerra fra i diversi clan, una guerra talvolta ritualizzata, ma non per questo meno cruenta, come durante le feste primaverili connesse con la fertilità dei campi di riso: le Pasola, durante le quali centinaia di cavalieri armati di lancia si scontravano violentemente per un’intera giornata. […]