Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 53 – settembre/ottobre 1995

di Piero Pruneti

Di recente mi è capitato di andare in Friuli e visitare Zuglio. Confesso che non sapevo dell’esistenza di questo paese finché l’amico Marco Marra, presidente della sezione Carnia di Italia Nostra, mi ha telefonato per invitarmi a passare un fine settimana in questa splendida nostra regione di confine, fra l’alto Tagliamento e lo spartiacque alpino, dove per l’appunto si inaugurava un museo. Così, nel vortice di una di quelle giornate dove si cerca di vedere tutto quello che consentono le ore di luce, sono approdato a Zuglio, la Iulium Carnicum dei romani, sulla via che attraverso il passo di Monte Croce Carnico portava e porta nel Norico e, se preferiamo, in Austria. Chi, come me fino a qualche mese fa, non è mai stato a Zuglio si deve immaginare una valle stretta dominata dalla pieve regina della Carnia, San Pietro, che si affaccia dalla cima di un monte, da sempre luogo di sicuro rifugio, con il paese di qualche centinaio di abitanti disposto fra il fiume e le alture che lo ridossano.

Si entra nel centro abitato, duramente colpito come tutta la regione dal tremendo terremoto del ’76, e non si fa in tempo a osservare come tutto è ricostruito e in ordine che si arriva nell’area del foro. La zona archeologica è tenuta perfettamente, con scavi in corso che tendono ad ampliarla ancora, mentre le case “vive” che la delimitano danno la sensazione, piacevole, di un rapporto confidenziale con le monumentali testimonianze del passato, quando Zuglio non era solo un piccolo comune delle Alpi, ma un punto strategico segnato nella carta dell’impero. Ora il paese ha anche un ricco museo archeologico, proprio accanto agli scavi, esemplare nella chiarezza espositiva. Il momento dell’inaugurazione è stato una festa per tutti. Per gli abitanti di Zuglio, prima di tutto, che hanno capito la propria storia e hanno scommesso sulla cultura, ma per una generazione di archeologi di Iulium Carnicum e per i giovani che continuano a lavorare nei cantieri aperti. Così dovrebbe succedere dappertutto.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”