Archeologia subacquea? “tutto ok” grazie Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 52 – luglio/agosto 1995
p. 77

di Luigi Fozzati

Non mancano buoni risultati nel settore della ricerca e della comunicazione: quello che preoccupa è l’assenza di una politica credibile nel coordinamento delle attività

Siamo al quarto numero Archeologia Viva dedicato all’archeologia subacquea: in quattro anni fanno ben trecento pagine. Se ne potrebbe bare un bel volume. Bene per la rivista. Ma per l’archeologia delle acque?
Il bilancio è discutibile, ma vediamone subito gli aspetti positivi:

a. Istituzione dello Stas e stabilizzazione di questo Servizio su tutto il territorio nazionale fatta esclusione delle regioni e province autonome (Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta);

b. Accresciuto impegno delle singole soprintendenze archeologiche sia per la tutela che per la ricerca in acqua o in are umide, anche se la differenza iniziale non è stata del tutto superata (i finanziamenti per l’archeologia subacquea vengono sottratti all’archeologia terrestre: ma se anche fosse? Non è sempre archeologia?);

c. La presenza dell’archeologia subacquea si sta rafforzando nelle università, nonostante alcune azioni di disturbo sulle quali varrà la pena prossimamente soffermarsi: dopo la Facoltà di Conservazione dei beni culturali dell’Università della Tuscia (Viterbo), anche il Corso di laurea in Conservazione dei beni culturali dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ha acceso un insegnamento di archeologia subacquea con l’anno accademico 1994-95 (adesso tocca alle altre analoghe facoltà o corsi, che prevedono in statuto questa materia); […]