Anzio: un porto per Nerone Sulle vie del mare

Archeologia Viva n. 52 – luglio/agosto 1995
pp. 56-62

di Enrico Felici

L’imperatore volle un bacino portuale nella città dove era nato e dove già esisteva una sontuosa residenza di famiglia: fu grandiosità smodata o intelligente politica dei trasporti per mare?

«… [Nerone] vi fece anche un porto, con enorme spesa». È Svetonio (Nerone, 9) a registrare atto di nascita e paternità del porto romano di Anzio, sulla costa laziale fra Tevere e Circeo. Sommando questo dato storico alla vicinanza del porto con il complesso residenziale imperiale, al ruolo che doveva avere nella promozione della città (Nerone era nato ad Anzio nel 37 d.C. dove, per opera sua, fu nuovamente dedotta una colonia) e considerando l’imponenza del monumento, otteniamo uno dei più significativi impianti portuali del Tirreno. Stupisce dunque che il porto anziate finora sia stato praticamente ignorato dagli studiosi.

Su quanto rimane è oggi in corso una ricerca che, oltre a rivedere criticamente alcune vecchie opinioni, sta evidenziando un prezioso serbatoio di informazioni tecniche, collegate strettamente con la scarna testimonianza delle fonti (particolarmente l’opera sull’architettura di Marco Vitruvio Pollione) che descrivono i metodi di costruzione usati in età romana per costruire porti in calcestruzzo. L’acquisizione sistematica di dati scientifici è resa possibile dall’intervento di archeologi subacquei, specialisti nella documentazione e nell’analisi tecnica delle strutture, e grazie alla collaborazione con la Soprintendenza archeologica per il Lazio e alla sensibilità del Comune e della Capitaneria di porto di Anzio.

Nonostante le gravi e molteplici difficoltà, dovute all’estensione del bacino portuale, all’immensa mole dei resti e, soprattutto, all’esposizione del Capo d’Anzio a venti e correnti che rendono assai scarsa la visibilità e difficili le operazioni di rilevamento, si sono potuti individuare e documentare molti interessanti particolari, tra i quali lacerti di muratura in laterizi, legami da costruzione originari ancora parzialmente conservati e le impronte lasciate nel cementizio dalle casseforme romane. […]