Sotto il palazzo della Cancelleria Alla ricerca dell'Urbe

Archeologia Viva n. 52 – luglio/agosto 1995
pp. 18-25

di Carlo Pavia e Carlo Pietrangeli

La cinquecentesca sede del Papato nasconde un brano intatto di Roma antica
Nei labirinti invasi dalle acque di falda ancora una volta si sono calati gli esperti del gruppo di Speleologia urbana per fornirci le immagini di una città invisibile sotto i nostri piedi

La prima volta che vidi i sotterranei del Palazzo della Cancelleria – il grande edificio cinquecentesco, ex sede del Papato e che ora costituisce un bene extraterritoriale del Vaticano, fra Campo de’ Fiori e piazza Navona – una cosa mi colpì subito: la falda acquifera che quasi ricopriva il sepolcro di Aulo Irzio e, completamente, le strutture di un canale, l’Euripus. L’acqua era limpidissima, sebbene il fondo fosse visibile solamente rimuovendo la densa epidermide calcarea sulla superficie. Creando dei vortici con una canna di plastica ebbi modo di ammirare l’opera laterizia del sepolcro e quella poligonale del canale.

La situazione mi entusiasmò proprio per la presenza di quella falda acquifera che, ostacolata dai muraglioni del Tevere, non riesce a defluire verso il fiume, rimanendo costantemente più o meno allo stesso livello. Così iniziai le ricerche.

Non era stato detto molto di quest’area archeologica; certe notizie apparivano frammentarie e in qualche caso non provate. All’epoca (1988) erano in corso gli scavi nel cortile del Palazzo, che avevano già portato alla luce pavimenti marmorei, lastre tombali e un altare. La presenza di numerosi scheletri, rinvenuti a contatto fra loro, se non addirittura sovrapposti, dimostrano che l’antica chiesa paleocristiana di San Lorenzo in Damaso, risalente al IV secolo e distrutta per costruire il Palazzo della Cancelleria, doveva avere uno scopo prettamente cimiteriale, mentre l’abbondanza dei medesimi in una particole zona a ridosso dell’altare, presumibilmente una grande fossa comune, riportava il manufatto alla grande peste del 1348.

Furono rinvenute anche tombe del Quattrocento, ma la scoperta più importante fu un pilastro del IV secolo d.C., di cui rimane la continuazione a pochi metri di distanza, e ciò conferma l’esattezza delle ipotesi formulate dallo scomparso professor Krautheimer, dell’Istituto archeologico germanico, che per primo tracciò la pianta della parte meridionale della chiesa.
A un certo livello di profondità si incontrano alcuni tratti di mosaico a fondo nero con decorazioni in bianco, esempio abbastanza raro in Roma, e subito dopo la falda acquifera, la stessa che copre la vicinissima area di Aulo Irzio. Ma le frammentarie notizie della zona archeologica non legavano l’una all’altra. […]