Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 51 – maggio/giugno 1995

di Piero Pruneti

L’Iraq. Cosa rimane dell’Iraq? Ricordate quattro anni fa, i telegiornali che aprivano con le gesta e il volto del presidente dittatore, fino al giorno del giudizio universale annunciato dai puntini dei top gun sui radar della contraerea? Cosa rimane di quella politica d’avventura, delle speranze di vita di un popolo? E delle grandiose testimonianze di civiltà – la Mesopotamia antica! – che si trovano all’interno di quel bizzarro disegno tracciato a tavolino che sono i confini attuali dell’Iraq, che cosa no è stato, in una situazione di guerra o di preparazione alla guerra che dura da qualche decennio?
Per rispondere alla prima domanda credo che dovremmo stare nella testa di Saddam, anche se i suoi movimenti sono da tempo monitorizzati.

Gli altri quesiti, in particolare l’ultimo, sono stati lo scopo del viaggio in Iraq di Judith Lange (si veda a p. 18). Pur nei limiti di un itinerario ufficiale il nostro inviato ha potuto farsi un’idea abbastanza precisa della situazione: un paese stretto nella miseria, dove manca quasi tutto eccezion fatta per la benzina (l’embargo non è stato ancora tolto, e magari avesse funzionato così verso i serbi), dove fortissimo e capillare è il controllo dello Stato sulla vita quotidiana e dove, comunque, sorprende la pazienza e a dignità della gente.

Quanto ai beni culturali, i danni subiti e i rischi che corrono sono altissimi. Non tanto per le distruzioni dirette della guerra, che nei centri storici non ha certo fatto più danni degli sventramenti di regime, quanto per l’indebolimento della tutela che il governo, preso da problemi di più immediata drammaticità o da progetti di maggior interesse strategico, non è più in grado di assicurare. Si tenta una difesa militarizzata: musei e aeree archeologiche che assomiglianza campi trincerati. Ma certi sistemi, invece di rassicurarci, allarmano per i pericoli che fanno intuire. È probabile che la punizione di Saddam voluta dall’Onu sia efficace sul piano militare; è anche vero che sta colpendo un intero popolo e la sua cultura ben oltre i limiti del nostro sentimento di civiltà.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”