La conquista dell’acqua: palombari e sommozzatori Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 50 – marzo/aprile 1995
pp. 76-77

di Alain Rosa

Una rassegna di attrezzature storiche è stata l’occasione per riflettere sul difficile e appassionato rapporto dell’uomo con l’ambiente subacquea

Si è da poco conclusa presso il castello scaligero di Sirmione una suggestiva rassegna di attrezzature subacquee; titolo significativo: «La conquista dell’acqua». Unica nel suo genere, l’esposizione era articolata secondo un percorso cronologico che, per mezzo di una serie di oggetti in fase di estinzione, ha evidenziato alcune tappe significative dello sforzo tecnologico intrapreso dall’uomo per affrontare l’ambiente acquatico.

Un rapido cenno alle fonti letterarie storiche evidenzia come fin dall’antichità l’uomo è stato attratto dal mare e dalle sue profondità, sia per nutrimento che per diletto, spinto dall’irrefrenabile desiderio di conoscere e conquistare l’acqua.

Già i poemi omerici parlano di uomini che si immergevano trattenendo il respiro, mentre Erodoto narra le vicende di un nuotatore di nome Scylli che venne impiegato per il recupero di numerosi e preziosi materiali affondati con le navi puniche vicino al monte Pelio nel 480 a.C. e come sabotatore di navi nemiche, tanto che all’eroico nuotatore furono erette statue nel santuario di Delfi. […]