Reperti: croce o delizia? Archeologia e diritto

Archeologia Viva n. 50 – marzo/aprile 1995
pp. 74-75

di Stefano Benini

Può capitare di imbattersi in un ritrovamento archeologico. E la legge dice che…

I ritrovamenti fortuiti di oggetti archeologici sono sempre meno frequenti. L’avvenuta bonifica agraria di larghe zone del territorio nazionale, l’impiego di mezzi agricoli meccanizzati a partire dagli anni Cinquanta, con incisione del terreno in profondità, e, inoltre, la selvaggia urbanizzazione del territorio, specie negli anni Settanta, hanno fatto riemergere e, purtroppo, distrutto o fatto sparire, enormi quantità di vasi antichi e suppellettili. Delle quali, in genere, non sfugge il pregio e l’antichità anche all’occhio incolto.

Non parliamo delle meno appariscenti testimonianze murarie, la cui attribuzione all’ars aedificandi degli antichi richiede tutt’altra esperienza. Esse sono state smantellate o irrimediabilmente cementate, anche in assenza di una precisa consapevolezza dello scempio che si andava compiendo: una stima delle testimonianze che in tal modo sono andate perse è oggi impossibile, ma basti pensare, per rendersi conto delle dimensioni del fenomeno, agli interventi edilizi più o meno imponenti praticati nelle nostre città storiche senza che gli organi preposti ne fossero a conoscenza o anche, va detto anche questo, si curassero eccessivamente di apprestare adeguata sorveglianza. […]