Millenni di storia… panorami selvaggi… L'antico mondo anatolico

Archeologia Viva n. 50 – marzo/aprile 1995
pp. 46-58

di Giorgio Bejor

Il bizzarro paesaggio della Cappadocia fa di questa regione uno dei luoghi più spettacolari e caratteristici del pianeta
Ma la lunghissima vicenda storica non è meno ricca di complessità e fascino

Se la Cappadocia è diventata oggi una delle mete più famose del turismo internazionale, ciò è dovuto in gran parte alla sua bizzarra geologia. Soprattutto nella regione tra e cittadine di Urgup, Nevsehir e Avanos, con al centro le valli di Goreme e di Uchisar, gli strati di teneri tufi vulcanici, creati dalle eruzioni dell’Erciyas Dagi, hanno dato luogo a suggestivi fenomeni di erosione: piramidi, pinnacoli, guglie, profonde gole. Ma la scarsa resistenza del tufo ha facilitato anche gli scavi dell’uomo, che da sempre ha trovato più semplice ricavarvi direttamente gli spazi in cui vivere, piuttosto che costruirli. Si è andato così creando, in uno dei più suggestivi ambienti naturali, un impressionante parco archeologico.

Quest’aspra regione era già stata abitata da millenni, quando, nei primi secoli dell’età cristiana, vi si insediò qualche eremita. Ben presto si aggiunse un numero sempre crescente di monasteri, che si andavano diffondendo in tutto il mondo bizantino: a Costantinopoli, come nelle province più lontane, essi accoglievano anche intere famiglie, alle quali potevano garantire una vita organizzata e relativamente più sicura, nell’attesa di un giusto premio nell’aldilà.

Tra i monti della Cappadocia il fenomeno fu particolarmente rilevante, anche perché fu nella capitale regionale, Cesarea, oggi Kayseri, che nel IV secolo visse il fondatore del più grande e diffuso ordine monastico, San Basilio. L’isolamento dei monaci trovò molti imitatori. A causa delle continue guerre che Bisanzio dovette sostenere con i suoi vicini orientali, le grandi vie erano sempre più percorse da eserciti in marcia, diretti a est o a ovest: bizantini, persiani, arabi, poi turchi. Non erano direttamente interessati a queste terre ma, passando, saccheggiavano tutto quello che potevano. E la popolazione, per sopravvivere, preferì ritirarsi nelle località più appartate. […]