Siracusa: la città che ha vinto il tempo Civiltà greca in Sicilia

Archeologia Viva n. 50 – marzo/aprile 1995
pp. 18-35

di Judith Lange

Lo splendore della potentissima colonia greca di Sicilia si riflette nella ricchezza di un patrimonio archeologico grandioso
Pressata da uno sviluppo che spesso ha offeso la sua vocazione culturale la città sembra avere acquisito la coscienza di un irreperibile passato da valorizzare

Scrive Erodono nel libro VII delle sue Storie: «La Grecia senza la Sicilia sarebbe come un anno senza la primavera», e i Greci vi fecero crescere un fiore splendente, Siracusa, una città considerata da Tucidide e Plutarco «non meno grandiosa di Atene».

Il luogo dove sorge la città fu scelta dai primi coloni greci – secondo la tradizione furono dei corinzi guidati da Archia nel 734 a.C. – per la sua posizione strategica, per le due baie, magnifici porti naturali, per l’abbondanza delle acque dolci, per le fertili terre paludose e la protezione delle barriere rocciose alle spalle. Racconta Diodoro Siculo (90-20 a.C.) nella sua Biblioteca che «le colonie dei greci e gli abitanti originari, i sicani, si mescolavano gli uni con gli altri» e «gli indigeni appresero la loro lingua e poi, essendo stati abituati al modo di vita greca, cambiarono il loro idioma barbaro e cambiarono il loro nome».

Il primo insediamento urbano a impianto per strigas, cioè a incroci ortogonali di assi stradali, ancor oggi leggibile, si stabilì a Ortigiana, un’isola collegata alla costa da una sottile striscia di terra. Presto la città si ampliò verso l’interno e nacquero i quartieri chiamati Acradina, Tyche e Neapolis, dove oggi è cresciuta la città moderna e al cui margine si estende il grande parco archeologico con il teatro greco, le necropoli e le latomie del Paradiso. All’inizio del V secolo a.C., durante la prima tirannide dei Dinomenidi, Siracusa acquista potenza e fama sia in campo militare (vengono battuti i Cartaginesi, eterna spina nel fianco di Siracusa) che in quello culturale (nel teatro, costruito da Damocopos, giunse Eschilo nel 476 a.C. per rappresentare le sue tragedie) ed economico (si coniano delle monete). […]