Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 50 – marzo/aprile 1995

di Piero Pruneti

Il Governo Dini – a cui auguriamo di durare il tempo necessario a realizzare le poche cose indispensabili per il bene supremo del Paese che si dovevano fare e non sono state fatte – ci ha riservato una sorpresa: Antonio Paolucci, storico dell’arte (certo non di stirpe televisiva) e soprintendente ai beni artistici di Firenze, profondo conoscitore dei nostri beni culturali, che diventa ministro. Non era mai successo, da quando esiste il Ministero dei beni culturali e ambientali, che a guidarlo fosse un esperto del settore.
È vero che a un ministro si richiedono capacità di indirizzo politico, mentre la competenza tecnica è indispensabile nei direttori generali, ma questo dicastero, rovinato dalla latitanza di quasi tutti i precedenti governi, era l’ora che venisse condotto da un uomo che conosce la casa sa dentro e sa dove mettere subito le mani.

Insediandosi Antonio Paolucci ha dichiarato che, facendo parte di un governo a termine, potrà impegnarsi solo su determinati progetti: rendere autonomi tre grandi musei (Uffizi, Brera e Capodimonte), procedere sulla strada aperta da Ronchey per migliorare il funzionamento del sistema museale, rendere operativa la legge 512, definire gli albi dei restauratori e degli storici dell’arte – e speriamo anche degli archeologi –, togliere gli ispettori centrali dall’inutile cimitero romano degli elefanti (dove a tutt’oggi, più o meno precocemente, vengono seppelliti i funzionari giunti al massimo della carriera) per impiegarli sul territorio con uffici di coordinamento. Si tratta di limitati, ma preziosi e onesti obiettivi che, se realizzati, faranno apprezzare e – chissà – forse replicare il ministero Paolucci. Non rimpiangeremo comunque il predecessore Fisichella, stimato docente universitario nonché esponente di punta di Alleanza Nazionale, ma destinato al ricordo dei posteri per aver “distrutto” Sisinni e per un’inedita quantità di trasferimenti: in otto mesi di governo non ha fatto di più, perché anche a lui – come dice il Cavaliere – non è stato dato il tempo…

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”