Fucecchio: il fiume, la strada e il castello Dentro lo scavo

Archeologia Viva n. 49 – gennaio/febbraio 1995
pp. 66-71

di Andrea Vanni Desideri e Alberto Malvolti

Questi tre elementi determinarono la nascita della bella città toscana tracciando i parametri di un’esemplare vicenda storica nei secoli del passaggio dal feudalesimo alla civiltà comunale

Quando, circa mille anni fa, l’arcivescovo di Canterbury Sigerico percorse la via Francigena, tornando in patria dal suo lungo pellegrinaggio a Roma, quasi certamente poté passare l’Arno presso Fucecchio servendosi di un ponte documentato per la prima volta nel 1002. Ma è probabile che in tempi più remoti – come del resto accadde spesso anche in seguito, quando il ponte veniva occasionalmente a mancare a causa di guerre o inondazioni – i viandanti fossero costretti a superare qui il maggiore fiume toscano passando “per nave” oppure, in tempi di magra, attraversando un guado, attestato dal toponimo Vadocigni (guado del cigno) menzionato in una carta del 984.

Quel che è certo è che intorno al Mille il luogo sul quale di lì a poco si sarebbe sviluppato il castello di Fucecchio, nel Valdarno inferiore a metà strada tra Firenze e Pisa, rivestiva notevole importanza strategica, tanto che i conti Cadolingi, una delle più potenti casate feudali della Toscana, lo scelsero come sede di una loro chiesa privata, intitolata al Santo Salvatore, ben presto affiancata da un’abbazia e affidata all’ordine benedettino. […]