Preistoria giordana Il clima l'ambiente e l'uomo

Archeologia Viva n. 49 – gennaio/febbraio 1995
pp. 42-55

di Gianfranco Barsotti

Il deserto meridionale della Giordania uno dei più suggestivi del mondo per il variare continuo delle prospettive montane e vallive nel gran mare di sabbia è al centro di ventennali ricerche da parte di una missione italiana
Ecco la lunga storia vissuta dall’uomo in questo ambiente a partire da due milioni di anni fa quando il territorio era ben diverso dall’attuale

Il deserto della Giordania meridionale, uno dei più suggestivi del mondo, presenta una ricchezza inusitata di tracce di frequentazione umana, soprattutto preistorica. Un po’ ovunque si rinvengono sparsi sul terreno gli antichi strumenti litici: dai ciottoli scheggiati dagli arcatropi (Homo erectus) circa due milioni di anni fa alle amigdale, alle rozze cuspidi di freccia dei cacciatori neandertaliani, a quelle più raffinate dei neolitici, alle macine di pietra e ai pestelli dei primi agricoltori.

Lungo il bordo di antichi torrenti, oggi asciutti, in valli riparate, sugli speroni di roccia degli altopiani, si incontrano fondi di capanne, resti di abitazioni, tumuli sepolcrali.
Le pareti dei ripari sotto roccia, i grandi massi di arenaria sparsi sui bordi delle valli, ai piedi dei rilievi, conservano un’immensa produzione di graffiti e pitture che illustrano brani di vita di quelle antiche genti e raffigurano animali che con loro vissero.

È l’affascinante museo all’aperto che l’équipe di Edoardo Borzatti, docente di paleontologia umana all’Università di Firenze, di cui fa parte anche lo scrivente, sta investigando da più di un ventennio. L’evoluzione geomorfologica del territorio, a causa dell’inaridimento del clima, ha visto l’accentuarsi dei fenomeni erosivi che hanno in parte distrutto, sepolto o scompaginato la maggior parte delle antiche testimonianze dell’uomo e cancellato tracce estremamente importanti per l’esatta determinazione dei contesti archeologici, come pollini, carboni e ossa animali. Nonostante ciò, rovistando, in tutti questi anni, nelle “bacheche” e nei “cassetti” del nostro museo giordano, abbiamo trovato testimonianze tali da permetterci di avanzare alcune ipotesi sui contesti ambientali in cui vissero gli antichi abitanti di questi luoghi.

Gli studi fatti in questi anni su siti del nord della Giordania, nel vicino rift (Mar Morto, Valle del Giordano), dove particolari condizioni geomorfologiche (grotte, sedimenti lacustri e fluviali ecc.) hanno favorito la conservazione di ossa di animali e dello stesso uomo, nonché di pollini, industrie litiche e altri manufatti, ci aiuteranno in questo lungo excursus della storia umana in questa regione. […]