Le barche della memoria Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 34 – dicembre 1992
pp. 68-69

di Stefano Medas

Ancora osservabili dal vero grazie a un’importante iniziativa di tutela le imbarcazioni tradizionali della costa romagnola consentono uno straordinario viaggio fra storia e archeologia

Come si sta verificando per la maggior parte dello sviluppo costiero italiano, così anche per le coste marchigiane e romagnole sono sempre più numerose le segnalazioni occasionali relative al rinvenimento di siti sommersi, anche quando si tratti genericamente di anfore.
Purtroppo, pochi sono stati finora gli interventi sistematici in acqua: da alucni anni è particolarmente attenta la Soprintendenza Archeologica delle Marche in collaborazione con lo STAS.

A conferma tuttavia di anni di interventi clandestini, è felicemente giunta ad agosto la notizia dle recupero, a opera del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Artistico di Roma, di alcune anfore prevenienti dal mare antistante Fano ed esposte in un albergo di Verona (sic!). È  qui appena il caso di ricordare che proprio al largo di Fano venne recuperata l’eccezionale e famosa statua bronzea attribuita allo scultore greco Lisippo, oggi negli Stati Uniti. Tuttavia, l’archeologia subacquea del medio Adriatico trova un complesso di dati estremamente significativi in alcuni musei della costa romagnola, che permettono di avvicinarsi alla cultura marinara tradizionale dove spiccano proprio le imbarcazioni.

In questo settore, un posto di rilievo è tenuto dagli splendidi esemplari della sezione galleggiante del Museo della Marineria di Cesenatico (Forlì), ormeggiati nel porto canale leonardesco. Lo stesso porto canale, sistemato strutturalmente nel 1314 dopo uno sfruttamento dell’approdo di foce che risale probabilmente all’epoca romana, rappresenta un monumenro di primario interesse: per la sua ristrutturazione, infatti, al fine di risolvere il problema dell’insabbiamento dell’imboccatura di porto, venne chiamato nel 1502 Leonardo Da Vinci. […]