Axum: la città delle stele Futuro del passato

Archeologia Viva n. 34 – dicembre 1992
pp. 62-66

di Giuseppe Claudio Infranca

Un complesso monumentale unico al mondo chiede di essere salvato anche se altri drammatici problemi attanagliano l’Etiopia
La valorizzazione dell’intera area archeologica di Axum nell’ambito di un più vasto progetto di recupero ambientale sarà comunque una conferma delle reali intenzioni di questo paese africano a costruire il suo futuro di pace dopo l’interminabile guerra fratricida con la vicina nazione eritrea

Dal ruvido e arido altopiano emerge verdeggiante Axum. La città è posta tra due massicci rocciosi e la pista aeroportuale in terra battuta. A poca distanza corre l’unica strada non asfaltata che collega la città con Adua e con Gondar. Da più di cinque anni la città di Axum è rimasta, a causa della guerra civile, isolata dal resto del territorio etiopico. Ed è solo da pochi mesi, dopo aver liberato l’unica pista aeroportuale dai resti bellici, che vi si può giungere.

La città è il grande contenitore di un immenso patrimonio architettonico, che va dalle testimonianze archeologiche di epoche molto antiche, come la reggia della regina di Saba del II sec. a.C., al parco di Kaleb del IV sec. d.C., al parco delle stele (se ne sono contate più di cento di epoche diverse tra il III e il IX sec. d.C.) a monumenti ecclesiastici di grande valore architettonico, come Santa Maria di Sion della metà del XVII secolo.

La civiltà che ha vissuto il periodo più lungo in questo luogo è quella axumita, che ha dominato la parte nord dell’attuale Etiopia e, in certi periodi, anche l’altra sponda del mar Rosso, l’attuale Yemen. La civiltà axumita ha saputo edificare monumenti di grande valore architettonico, soprattutto perché in Africa è una delle poche civiltà che ha utilizzato il materiale lapideo, quale materiale di costruzione. Sono stati costruiti edifici di grandi dimensioni e sepolture di pregevole manifattura, ma sono sicuramente le stele la maggiore caratteristica monumentale di cui Axum è ricchissima.

Le stele segnano la presenza di una tomba e possono essere di quattro tipi: il primo è un semplice blocco di pietra grezza, senza alcuna lavorazione, di forma allungata e schiaccita spesso appuntita; il secondo mostra una parziale lavorazione; il terzo tipo comprende stele a sezione rettangolare dai fianchi lisci con estremità superiore spesso a semicerchio; il quarto tipo invece è riccamente lavorato con motivi che ricordano edifici multipiano cosiddetti “a testa di scimmia”.

In tutte è applicata un’accurata tecnica per il sollevamento e la lavorazione, ma sicuramente le attenzioni maggiori gli artefici le posero alla base quando, scelto un corto bulbo da affondare nel terreno, dovevano cercare di mantenere eretto il monolite fatto da durissima sinite, una roccia intrusiva.
La base della stele è di diversa tipologia nell’area archeologica di Axum: sono presenti lastre di pietra poste a tenaglia, per il miglior mantenimento del monolite, e anche un sistema di incamiciatura rigida, con lastre a corona di forma rettangolare, per imbrigliare il monolite e allargare la base di appoggio. […]