Bellunese: 40 mila anni di umanità Insieme per l'archeologia

Archeologia Viva n. 33 – novembre 1992
pp. 74-77

di Eugenio Padovan, Carlo Mondini e Aldo Villabruna

Anche nell’area dolomitica le scoperte archeologiche sempre di più concorrono a dipingere il quadro di un’area frequentata fin dalla Preistoria per cacciare stambecchi e camosci e ricavare la preziosa selce
Tramontano oer sempre le teorie ottocentesche che vedevano le Alpi spopolate fino all’arrivo dei Romani

Quando circa 15 anni fa Carlo Mondini e Aldo Villabruna, appartenenti all’Associazione “Amici del Museo di Belluno”, intrapresero la loro ricerca archeologica, il panorama dei ritrovamenti preistorici nel Bellunese era da considerarsi pressoché inesistente. I dati acquisiti provenivano infatti da vecchi inteventi del secolo scorso e dagli appunti del ritrattista e ispettore Osvaldo Monti, il quale, con minuzia ma carente rigore stratigrafico, aveva descritto il recupero di materiale preistorico di San Bragadi sei Maserei presso Casan di Ponte nelle Alpi.
Di questi oggetti poco resta attualmente nel Museo di Belluno che conserva tuttavia alcuni strumenti in pietra e punte di freccia provenienti da ritrovamenti sporadici.

Sembra quindi che la natura ostica delle montagne rappresentasse un’insormontabile barriera per lo sviluppo della vità dell’uomo. I ritrovamenti degli ultimi tempi hanno evidenziato proprio l’opposto di quanto era sostenuto dalle vecchie teorie: l’uomo preistorico gravitava nel territorio montano per esercitare la propria economia di sussistenza, legata alla caccia e di conseguenza conosceva la montagna, l’attraversava, aveva cognizioni geologiche. E lo dimostrava andando a raccogliere la selce in località impensate, anche a notevoli quote altimetriche.

L’uomo preistorico aveva insomma conoscenze geografiche, testimoniate nel Bellunese da vari bivacchi di caccia rintracciati vicino a passi e forcelle, quali Passo Falzarego, Passo di Val Parola, Passo Giau, Malga Mondeval. E oltre 7 mila anni fa si spingeva a cacciare a quote sopra i 2 mila metri, come è provato dalla scoperta di una sepoltura mesolitica da parte dell’équipe guidata da Antonio Guerreschi dell’Università di Ferrara a Mondeval de Sora. […]