Gli Ostrogoti a Monte Barro Scoperte sul lago di Como

Archeologia Viva n. 33 – novembre 1992
pp. 34-45

di Gian Pietro Brogiolo e Lanfredo Castelletti

Da sempre teatro di fantasiose interpretazioni la solitaria montagna che sovrasta un ramo del lago di Como è stata finalmente oggetto di sistematiche indagini archeologiche
Ne è emerso un insediamento ostrogoto dove tra il V e il VI secolo visse una guarnigione probabilmente comandata da un personaggio di rango

Fra il ramo lecchese del Lario e la piana briantea, costellata da numerosi laghetti intramorenici, si erge il Monte Barro, sorta di piramide isolata che raggiunge la modesta quota di 922 metri. La sua cima impervia di bianca dolomia è accompagnata da una serie di vette minori, formanti una cresta irregolare che sembra accompagnare il corso dell’Adda verso sud.

Il monte è circondato fra i 500-600 metri da una balconata interrotta qua e là a formare ampi terrazzi. Su uno di questi, precisamente quello affacciato verso il Monte Rai e il Monte Cornizzolo, proprio dirimpetto alla nota chiesa romanica di San Pietro al Monte di Civate, si sviluppa la parte più cospicua, o almeno quella meglio esplorata, di un grande insediamento di età gota. Ulteriori tracce, anche di notevole entità, sono scaglionate lungo tutte le pendici meridionali del monte sia alla stessa quota che più in alto, intorno ai 750 metri, nella località detta “all’Eremo”, da un antico convento di cui rimane, come testimonianza tangibile, l’ultima versione quattro-cinquecentesca di una chiesetta, già dedicata a S. Vittore e poi a Santa Maria.

La prima fase di ricerche a Monte Barro si colloca fra il 1986 e il 1989, con lo scavo di un grande edificio e di parte delle torri della cinta muraria e con la prospezione di quasi tutta l’area archeologica. La seconda fase delle ricerche, tuttora in corso, comprende lo scavo di due edifici di minori dimensioni e l’esplorazione di altre strutture nelle immediate vicinanze. Il grande edificio, costituito da tre corpi di fabbrica organizzati attorno a un cortile, aveva una superficie complessiva di 1600 mq.
In base ai reperti finora rinvenuti, la cronologia dell’insediamento è da collocare fra il V e il VI secolo, mentre la costruzione e l’utilizzo del grande edificio, distrutto in seguito a un violento incendio, sembra da riferire alla prima metà del VI secolo.

La presenza fra le macerie di reperti di particolare significato simbolico, oltre che di una certa preziosità, come la corona pensile in lamina di bronzo con pendagli in vetro colorato e catenelle per la sospensione, suggeriscono inoltre l’esistenza di un’aula di rappresentanza, ubicata nell’ala nord, forse destinata a un personaggio di rango, capo dell’interno insediamento. […]