I megaliti delle Orcadi Alle origini della civiltà europea

Archeologia Viva n. 33 – novembre 1992
pp. 12-19

di Alberto Pozzi

Nelle fredde isole a nord della Scozia sopravvivono stupefacenti testimonianze dell’età neolitica
Le ha lasciate una popolazione di cultura megalitica che colonizzò l’arcipelago quando il clima era più mite

La nave-traghetto che da Turso, all’estremità settentrionale della Scozia, porta alle Orcadi, costeggia la disabitata isola di Hoy che, con i suoi faraglioni e dirupi rossastri, sembra opporsi con decisione al vento e al mare.

Diverso è il paesaggio dell’isola di Mainland, dove sbarchiamo. Poche case grigie affastellate e, per tutta l’isola, distese verdi d’erba che arrivano a lambire il mare. Il clima è umido e spesso ventoso; riesce difficile capire come mai queste terre sperdute nel Mare del Nord abbiano potuto ospitare una così fiorente civiltà preistorica.

Le popolazioni di cultura megalitica hanno colonizzato questo piccolo arcipelago verso la fine del IV millennio a.C., in pieno periodo Neolitico, e lo hanno abitato per un tempo lunghissimo, reggendosi su un’economia agricola di coltivazione e di allevamento, coadiuvata dalla pesca e dalla caccia ai mammiferi marini. Sappiamo però che le condizioni climatiche del III e del II millennio erano molto diverse da quelle attuali: temperature medie annue sensibilmente più alte e aria meno umida.

Certamente queste isole erano ricoperte da una folta foresta di latifoglie, e forse anche di conifere, dalla quale i primi abitatori potevano ricavare legname d’opera, necessario per il trasporto e l’erezione dei grandi monoliti, che ancora oggi torreggiano sulla pianura e sui fianchi dei modesti rilievi. Gli uomini neolitici lasciarono sulle isole Orcadi due diversi tipi di strutture: un villaggio di pescatori e molte, molte opere megalitiche. […]