Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 33 – novembre 1992

di Piero Pruneti

Con grande delusione ho letto sui giornali la notizia secondo cui il governo di Zagabria, nell’ambito della ristrutturazione amministrativa dello stato, intenderebbe cambiare il nome dell’Istria e della Dalmazia dichiarando ciascuna regione semplicemente come “contea” della Croazia, che equivarrebbe a una pura violazione della storia di quelle terre.

Ancor più preoccupanti i denunciati fatti intimidatori verso le superstiti comunità di lingua italiana da parte – sembra – di militanti dell’estrema destra croata, prigioniera di quella benedetta ideologia della purezza etnica che nella ex-Iugoslavia ha dato origine alla più spaventosa tragedia verificatasi in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Segnali di ostilità si sono avuti anche nei confronti della vicina Slovenia.

È triste dover ricordare come le popolazioni italiane di Istria e Dalmazia abbiamo già pagato quarantacinque anni fa un prezzo altissimo per la disastrosa politica di italianizzazione delle genti slave attuata dal fascismo, a cui seguì la spietata reazione del governo di Tito. Fu il prezzo dell’abbandono (profughi a centinaia di migliaia) di una terra abitata da secoli, della rinuncia ai beni personali. Fu il prezzo pagato da chi se ne andò, ma che tutti finora abbiamo ritenuto sufficiente al mantenimento per gli italiani rimasti (poche decine di migliaia) del diritto a vivere in pace,  contribuendo con la ricchezza della propria cultura al progresso civile ed economico delle neonate repubbliche.

I segnali, dicevo, non sono buoni. Speriamo che si tratti solo di un falso allarme, di notizie esagerate – si pensa sempre così quando si teme il peggio. Ci auguriamo che il governo di Zagabria si consolidi nella sana convinzione che la cultura delle minoranze non è un corpo estraneo da espellere, ma una risorsa straordinaria per la vita di uno stato.

Gli interventi, certo non determinati, ma di indubbio significato, che la nostra rivista insieme all’Archeoclub d’Italia ha attivato proprio in favore dei beni culturali della Croazia, di cui si è reso conto nel passato e nel presente numero, ci danno un qualche diritto morale a chiedere al governo croato delle garanzie di civiltà.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”