Quale volontariato? Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 32 – settembre/ottobre 1992
p. 70

di Luigi Fozzati

La nuova cultura subacquea che si sta diffondendo in Italia richiede di operare un salto di qualità per ottenere un giusto riconoscimento

Tre fatti ormai consolidati ripropongono oggi la ridefinizione del ruolo del volontariato nell’archeologia subacquea. Il primo è il rapporto stabile con l’archeologia professionale. I tempi sono decisamente cambiati: il Ministero per i Beni culturali e ambientali ha istituzionalizzato l’esistenza dell’archeologia subacquea attraverso il nuovo Servizio Tecnico per l’Archeologia Subacquea. Di conseguenza, le attività subacquee delle Soprintendenze si sono in pochi anni sviluppate con grande maturità, abbandonando improvvisazione e facile avventurismo.
In ultimo, STAS e Soprintendenze hanno consentito l’emergere di nuove specifiche professionalità, che si sono manifestate in alcuni servizi imprenditoriali fino a qualche anno fa impensabili.
Il risultato è promettente: nuove leve di giovani archeologi subacquei si vanno affermando in tutto il Paese.

Il secondo aspetto riguarda la crescita esponenziale di subacquei brevettati non solo nei grandi centri urbani (Milano, Roma, Torino, Genova, Napoli), bensì dovunque nel Paese, con relativo moltiplicarsi di associazioni e club. […]