Ercole in Trastevere Roma ritrovata

Archeologia Viva n. 32 – settembre/ottobre 1992
pp. 26-33

di Leila Nista e Judith Lange

L’attuale rilettura di un vecchio ritrovamento porta un prezioso contributo alla conoscenza del culto di Ercole a Roma e della sua diffusione in età imperiale presso le confraternite degli aurighi circensi

Nel 1889, mentre vicino a Porta Portese fervevano i lavori per la realizzazione della stazione di Trastevere, venne rinvenuta un’edicola rettangolare sormontata da un frontone a triangolo. Nel bel mezzo di questo troneggiava l’immagine di una clava con ai lati due recipienti (skyphoi); sotto correva una misteriosa iscrizione: Imperio Herculis Sacru L(ucius) Domitius Permissus fecit, “Lucio Domizio Permisso costruì su comando di Ercole” (il nume probabilmente era stato visto in sogno dal dedicante). Davanti alla singolare architettura furono rinvenuti un altare a gradini e due piccole are recanti entrambe lo stesso testo.
L’area situata sul versante est della collina di Monteverde e non lontana dal fiume, era nota in antico con il nome di Horti Caesaris, in quanto era stata donata da Giulio cesare al popolo romano nel 45 a.C., un anno prima della morte.

Particolari si rivelano anche i reperti, frettolosamente recuperati in uno scavo di emergenza, riferibili quasi tutti al culto di Ercole. Oltre a un Ercole epitrapezios (in atto di presenziare al banchetto rituale) e a un Ercole cubans (semisdraiato sul letto triclinare) in tufo, furono ritrovati un’erma marmorea del dio, un busto di Athena e soprattutto, a 9 metri di distanza dalla nicchia, sette erme virili. Non ci fu dubbio di essere di fronte a un sacellum, cioè a uno di quei piccoli luoghi di culto con altare, adibiti a offerte e particolarmente diffusi nell’antichità.

Che esso fosse dedicato a Ercole era pure molto probabile, anche se la figura dell’eroe si inseriva in un contesto dionisiaco, indicato sia dal fregio posto ai piedi della mensa (raffigurante probabilmente una danza dionisiaca), sia dai frammenti architettonici di tirsi ritrovati, sia dal carattere stesso delle raffigurazioni di Ercole, effigiato in riposo a banchetto.

Meno facile è spiegare la presenza del sacello e chiarirne i rapporti con la topografia della zona, caratterizzata in quel punto da una profonda ansa del Tevere, ora meno accentuata rispetto all’antichità. Il piccolo ambiente votivo, databile variamente tra il I e il II sec. d.C., fu probabilmente eretto in un luogo già venerato, come parrebbero testimoniare altre due effigi del semidio risalenti al I sec. a.C. ritrovate nella stessa zona. […]