Alla scoperta di Cipango Cuba archeologica

Archeologia Viva n. 32 – settembre/ottobre 1992
pp. 12-24

di Daniela Zanin e Alberto Siliotti

Credeva di essere arrivato nel regno di Cipango non lontano dalla corte del Gran Khan quando nel 1942 l’Ammiraglio sbarcò a Cuba
Ma non era il primo: altri intrepidi navigatori in tempi assai remoti erano già approdati sull’isola…

Attraversare Cuba è come compiere un viaggio alle radici dell’uomo americano e della sua evoluzione, percorrendo strade nuove che solcano sierre e selve antiche, ricche di antri nascosti, suoni e profumi del passato. Siti archeologici e cimiteri indigeni, da tempo abbandonati, sono spesso vicino a fiumi e cascate: sullo sfondo il mare e le sue splendide barriere coralline che proteggono le coste, sia a nord che a sud dell’isola.

«Da quella direzione arrivò Colombo – ci racconta il nostro accompagnatore, il celebre archeologo cubano José Guarch Del Monte, indicando un punto a nord, sull’oceano – «e su questo promontorio, dove ora noi ci troviamo, c’era un piccolo insediamenti indigeno».

I colori dell’alba conferiscono un aspetto quasi irreale al paesaggio; guardo il terreno, dove recentemente sono stati eseguiti gli scavi che hanno riportato alla luce le tracce proprio di quegli indigeni descritti da Colombo, e scorgo ancora alcune conchiglie del genere Strombus che sono lì da almeno 500 anni. Il 28 ottobre 1942, proprio qui, nella baia di Bariay, sulla costa nord-orientale di Cuba, l’Ammiraglio gettò l’ancora: sul suo diario scrisse che non aveva mai visto niente di più bello.

Cercò di avvicinarsi agli indigeni che fuggirono spaventati, provò gioia mentre ammirava la vegetazione e ascoltava il canto degli uccelli. Fatalità del luogo? Suggestione da V Centenario? Pur consapevole delle gravi conseguenze sulla vita indigena provocate dall’arrivo degli Europei e frastornata dagli innumerevoli festeggiamenti in corso, mi sento totalmente immersa in un’epoca storica che non è la mia. […]