Con i Lettori Editoriale

Archeologia Viva n. 32 – settembre/ottobre 1992

di Piero Pruneti

Per la seconda volta nel giro di qualche mese siamo tornati nelle acque di Baia dando spazio agli spettacolari e documentati servizi del Centro Campano per l’Archeologia Subacquea che da alcuni anni, insieme ad altri gruppi di volontari qualificati e in stretta collaborazione con la Soprintendenza di Napoli, è impegnato in un’opera di ricognizione e rilievo di questa “Pompei sommersa”.

Ancora una volta l’eredità del passato concentrata nella penisola ci ha offerto un unicum archeologico: interi settori di una città conservataci dal mare, non lontano dagli altri centri antichi conservati dalle ceneri del Vesuvio; due casi archeologici per due fenomeni vulcanici, eruzione e bradisismo, all’interno della medesima area campana caratterizzata dall’indice di popolamento più elevato d’Italia e dove solo il concorso di grandi fenomeni naturali poteva determinare la sopravvivenza di testimonianze monumentali tanto grandiose e peculiari.

Quale futuro possiamo immaginare per queste realtà archeologiche della regione vesuviana? I problemi della ricerca, della tutela, della conservazione e fruizione di Pompei sono evidentemente diversissimi rispetto a Baia; drammatici ad esempio quelli di Pompei per la difesa delle strutture esposte agli agenti atmosferici, mentre Baia trova nell’attuale situazione sui fondali un elemento di protezione fisica; al tempo stesso il problema della visitabilità costituisce un limite naturale della città sommersa per la cui soluzione occorreranno fantasia e serietà di progetto.

Per Baia siamo comunque agli inizi di una grande esperienza archeologica, nonostante le occasioni perdute per l’inevitabile spontaneismo protrattosi oltre il necessario per la cronica lentezza delle istituzioni nel prendere coscienza delle necessità e quindi nel programmare piani organici di intervento. È giunto dunque il momento di progettare il destino di Baia, partendo intanto dalla chiarificazione e dal coordinamento di tutto un microcosmo esistente di forze tecniche e scientifiche. Il futuro di Baia sommersa rimane un banco di prova per i responsabili scientifici e amministrativi della nostra archeologia.

Piero Pruneti
direttore di “Archeologia Viva”