Nella storia del Po Archeologia subacquea

Archeologia Viva n. 31 – luglio/agosto 1992
pp. 74-75

di Stefano Medas

Il maggiore fiume italiano ha da sempre costituito il collegamento tra l’area padana e il Mediterraneo diffondendo materiali provienienti dall’Oriente verso le zone interne

Eccone una lettura attrvaerso i millenni…

Il fiume Po rappresenta un ambiente di primario interesse per l’archeologia delle acque in Italia. Attraverso la sua storia è possibile ricostruire il profilo di una vera e propria “civiltà del fiume”, partecipe di un sistema ecologio e culturale dalle caratteristiche peculiari.

Le acque del fiume, quelle dei suoi numerosi affluenti e dei canali artificiali rivestirono un ruolo fondamentale sia nei processi agricoli e produttivi della regione padana, sia nei collegamenti a breve e lungo raggio in questo territorio, tra l’Italia settentrionale, l’Adriatico e il Mediterraneo.

La navigazione fluviale, infatti, ebbe nei tempi passati un rilievo decisamente superiore all’attuale, poiché rappresentava un sistema di trasporto molto vantaggioso e sicuro rispetto a quello terrestre.

Con lo sviluppo dei traffici stradali e su rotaia, soprattutto a partire dai primi decenni del nostro secolo, i traffici idroviari si sono drasticamente ridotti (attualmente rappresentano meno dell’1% dei trasporti nazionali) e con essi si è andata perdendo anche quella cultura che da secoli viveva in stretta connessione con il fiume.

Proponiamo pertanto una lettura storico-archeologica del Po, con particolare riferimento anche alle tradizioni popolari, sopravvissute fino alla metà del nostro secolo, le quali trasmettono esperienze culturali antichissime; presenteremo, quindi, tre musei locali dove sono raccolti significativi reperti di un recente e antico passato. […]