Il gigante dissotterrato Esemplare recupero a Palermo

Archeologia Viva n. 31 – luglio/agosto 1992
pp. 62-65

di Rodo Santoro

A Palermo, nel corso di molti decenni d’incuria, un intero quartiere di barache si era insediato sulle rovine della fortezza del Castellammare

Ora i lavori della Soprintendenza hanno riportato alla luce le grandiose strutture dell’antica fortificazione restiutendo alla città una parte della sua storia dimenticata

I resti del complesso architettonico della fortezza di Castellammare di Palermo si presentavano fino a poco fa completamente avvolti da costruzioni abusive, sorte come i funghi a partire dal 1924 quando gran parte dell’edificio era già stata abbattuta.

All’interno di una vasta area di 50 mila mq, esisteva ancora il forte più antico e più piccolo, databile ad epoca normanna, circondato dal perimetro delle fortificazioni più grandi, risalenti al Rinascimento. La fortezza aveva attraversato infatti varie fasi edilizie, testimoniate dalle fonti documentarie locali, dal XII al XVI secolo, nel periodo quindi che aveva visto alternarsi fasi di splendore e di decadenza per Palermo.

Le prime notizie della fortezza risalgono alla fine del XII secolo, nell’opera Liber de Regno Siciliae dello storiografo Ugo Falcando che, narrando fatti accaduti tra il 1154 e 1169 (dalla morte di Ruggero II ai regni di Guglielmo I e Guglielmo II d’Altavilla) nomina più volte il “castello a mare” attestandone quindi l’esistenza in quel momento storico, anche se non si sa in quale epoca l’edificio sia stato costruito.

Nell’altra opera dello stesso Falcando – Epistola ad Petrum Panormitanae Ecclesiae Thesaurarium, del 1189 – il castello viene definito «Palatium vetus quod dicitur Maris Castellum», mentre due diplomi contemporanei (1186 e 1191) lo citano espressamente. […]