Prati verdi, rocce chiare: i Ladini in Val di Fassa Antichi popoli delle Alpi

Archeologia Viva n. 31 – luglio/agosto 1992
pp. 50-60

di Enrico Cavada, Claudio Leonardi, Reimo Lunz e Michela Torcllan Vallone

Nella stupenda valle alpina solo in tempi recenti si sono ritrovate vestigia archeologiche che provano la remota frequentazione di questi luoghi

Si riapre così dopo anni di silenzio l’antico problema rimasto aperto riguardante gli antenati delle attuali popolazioni ladine e l’epoca del loro stanziamento nell’area dolomitica

Fra le valli dolomitiche la Val di Fassa si presenta per alcuni aspetti singolare, anche se la sua storia è ancora di difficile lettura e valutazione nell’ambito delle vicende europee. Si tratta di una delle Valli Ladine (le altre sono: Val Gardena, Val Badia, Ampezzo e Livinallongo), caratterizzate dalla presenza predominante di una popolazione che parla una particolare lingua neolatina, fattore questo spesso trascurato dai turisti che affollano questi incantevoli luoghi montani durante la stagione estiva e sciistica.

Le origini dei Ladini costituiscono un argomento aspramente dibattuto e finora mai risolto. Essi sono infatti, a differenza di molti altri, un popolo ancora alla ricerca della propria storia, la quale, come sappiamo, è il fattore principale per possedere un’identità.

Due scuole di sono fronteggiate finora nel tentativo di rispondere alle istanze dei Ladini: l’una linguistica, il cui maggior rappresentante fu Carlo Battisti, tendente a datare l’arrivo dei Ladini nelle valli al pieno Medioevo, l’altra storico-erudita, il cui maggior rappresentante è padre Frumenzio Ghetta, propensa invece a datazioni più remote.

Dagli scontri comunque procede la verità scientifica e ciò, dopo un periodo di decantazione, è avvenuto anche in questo caso: dopo molti anni, e alla luce dei metodi di indagine moderni, la “questione ladina” è sempre più attuale e forse destinata a trovare finalmente una risposta. […]